Ha sede al policlinico Santa Maria alle Scotte, presso la Psichiatria Universitaria diretta dal professor Andrea Fagiolini, l’Osservatorio Nazionale per le Vittime del Terrorismo, unica struttura in Italia che ha in cura le persone che hanno subìto traumi violenti a seguito degli accadimenti degli anni di piombo e non solo. Il centro senese sarà protagonista su Rai1 , venerdì 27 aprile a Tv7, alle 23.50 circa, e domenica 29 aprile, dalle 23.30, su “Speciale Tg1”, con una puntata dedicata alle vittime del terrorismo, curata dal giornalista Roberto Olla.

Il commento «Abbiamo in cura circa 50 pazienti vittime del terrorismo, colpiti da Ptsd, Disturbo post-Traumatico da Stress – spiega Fagiolini – Con questo termine si intendono i disturbi psichiatrici derivanti dall’esposizione a traumi, shock, eventi e situazioni non usuali dell’esperienza umana, seguiti da protratta sofferenza psichica, anche a distanza di molti anni dall’evento».

Il disturbo La caratteristica fondamentale del Ptsd è il ripresentarsi del vissuto traumatico. «Lo shock subìto – aggiunge la dottoressa Letizia Bossini –  può manifestarsi sotto diverse forme, come ricordi dell'evento invasivi e ricorrenti non sollecitati dalla volontà del paziente; sogni angosciosi od incubi in cui il soggetto rivive il trauma; immagini durante le quali il paziente rivive, come allora, la situazione traumatica, come se il tempo non fosse passato. In questo modo si rinnova e si riporta al presente l'evento in tutta la sua drammaticità impedendo l'effetto naturalmente terapeutico del trascorrere del tempo».

A Siena Il centro senese, oltre alle vittime del terrorismo, segue circa 200 pazienti che hanno subìto gravi traumi come persone coinvolte in terremoti, guerre, aggressioni, incidenti stradali. «Il quadro clinico – conclude Bossini – può insorgere a distanza di tempo variabile dall’evento subìto. In Italia  per le vittime del terrorismo abbiamo registrato l’insorgenza cronica di tale patologia, addirittura nel 100% dei casi esaminati dopo oltre un trentennio dagli attentati individuali. Si tratta, per la maggior parte, di pazienti non residenti in zona che prendiamo in carico in termini di oggettivazione diagnostica iniziale e intervento farmacologico. Contemporaneamente  creiamo una rete con psicoterapeuti che operano nella zona di residenza, vista l'importanza della terapia integrata».