Particolare intervento chirurgico effettuato all’Azienda ospedaliero-universitaria Senese dall’équipe della UOC Ortopedia, diretta da Stefano Giannotti. E’ stata impiantata una “mega-protesi” al ginocchio su una paziente di 77 anni, con frattura periprotesica femorale, riadattando per questo caso una tecnica utilizzata in chirurgia ortopedica oncologica. La paziente è arrivata al policlinico Santa Maria alle Scotte dall’ospedale di Grosseto, con cui è attiva una stretta collaborazione.
Intervento complesso «La difficoltà nell’intervento chirurgico era dovuta al fatto che la paziente era già stata sottoposta ad una serie di riprotesizzazioni del ginocchio, per cui erano presenti dei lunghi steli intra-midollari cementati sia sul versante femorale che su quello tibiale – spiega il professor Giannotti -. Nell’impossibilità pertanto di poter eseguire sia una sintesi della frattura che una revisione standard della protesi di ginocchio, è stata utilizzata una “mega-protesi” di ginocchio».
Fratture periprotesiche in aumento In particolare, si tratta di impianti protesici dedicati alla chirurgia ortopedica oncologica in cui si prevede una importante resezione ossea su uno dei due versanti, femorale o tibiale. «La particolarità dell’intervento eseguito a Siena è che, oltre all’utilizzo della “mega-protesi”, è stata necessaria anche un’importante resezione ossea sia del versante tibiale che di quello femorale, utilizzando due protesi da resezione vincolate a livello del ginocchio – aggiunge il professor Stefano Giannotti -. Dopo l’intervento, eseguito il 17 luglio, la paziente è stata dimessa e il decorso è regolare. Le fratture periprotesiche sono decisamente in aumento rispetto a qualche anno fa – conclude il direttore della UOC Ortopedia -: questo è dovuto all’alto numero di primi impianti, all’età sempre più bassa in cui vengono eseguiti e, di conseguenza, all’aumento degli interventi di revisioni protesiche, all’aumento dell’età media di sopravvivenza e alle fisiologiche alterazioni metaboliche dell’osso nei soggetti anziani. In alcuni casi complessi, come quello eseguito, impianti di tipo oncologico rappresentano l’unica soluzione per il salvataggio dell’arto».