«Chiediamo di poter vivere in pace, di avere un posto dove dormire e di mandare i nostri figli a scuola». E’ l’appello lanciato stamani dai capofamiglia di alcuni nuclei rom che vivono alla periferia di Pisa su terreni a destinazione agricola regolarmente acquistati e che recentemente hanno ricevuto un ordine di sgombero. «Abbiamo cercato una casa in affitto – spiega Gianni, così si fa chiamare il nomade nato in Italia da genitori bosniaci – e per un certo periodo siamo stati anche aiutati dal Comune con il progetto ‘Città Sottili’, il programma di accoglienza varato nel 2002 e chiuso nel 2009. Purtroppo, per una famiglia rom è impossibile trovare casa: quando sentono che sei zingaro, i proprietari dicono sempre di no».
Rom disponibili ad acquistare il terreno Impossibilitati a trovare un alloggio, spiega l’associazione Africa Insieme che da anni è impegnata nell’accoglienza, «i rom si sono decisi ad acquistare un terreno». «Non sono ricco – aggiunge Gianni – ma sono titolare di una piccola impresa individuale, avevo qualche risparmio e ho pensato di investirlo per dare un tetto ai miei figli. I terreni erano però a destinazione agricola e la legge urbanistica vieta qualunque insediamento abitativo in quelle aree. Così, gli uffici del Comune hanno avviato una procedura per la confisca dei terreni e lo sgombero. Se questa è la legge è giusto applicarla: ma noi chiediamo al Comune un’alternativa e un posto dove dormire».
L’esempio di Trentino e Emilia Ma il problema, conclude Africa Insieme, «non è solo pisano ma nazionale perché ovunque per uscire dai campi i rom hanno acquistato terreni agricoli e ovunque hanno ricevuto ordini di sgombero: ma altrove sono state trovate soluzioni alternative. Ci sono esperienze importanti a Trento, Bologna o Modena, dove i Comuni hanno allestito direttamente le micro-aree e le hanno assegnate ai rom in cambio di un affitto. Sono progetti che costano poco e risolvono il problema».