PRATO – I finanzieri  di Roma e Firenze, su delega della Procura Europea, hanno eseguito oggi un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari di Firenze, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni per oltre 71 milioni di euro.

In provincia di Prato una delle società coinvolte è la Acca di Seano, l’azienda di logistica oggetto di un attentato incendiario a metà febbraio nell’ambito della cosiddetta “guerra della logistica”. Stamattina i finanzieri hanno fatto accesso nella sede in via Copernico, nella zona artigianale di Bocca di Stella, e hanno sequestrato documentazione.

Il provvedimento riguarda i beni nella disponibilità di 17 persone fisiche (13 di origine cinese e 4 italiana), indagate a vario titolo per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati tributari e all’abusiva attività finanziaria. L’importo oggetto di sequestro è corrispondente all’imposta sul valore aggiunto che sarebbe stata evasa dall’associazione attraverso 29 soggetti economici (con sedi nelle province di Firenze, Prato e Roma) utilizzate per commettere un’ampia frode fiscale nell’importazione di beni dalla Cina.

Al vertice della struttura figurava una coppia di coniugi cinesi che, attraverso numerose società e professionisti compiacenti, riusciva a introdurre sul mercato italiano beni di provenienza cinese (capi di abbigliamento, calzature, borse ed accessori vari) immessi in libera pratica in altri Stati membri dell’Unione Europea, in completa evasione dell’Iva. Il meccanismo di frode si basava sull’abuso del del cosiddetto “regime doganale 42”, che consente l’immissione in libera pratica in uno Stato della Ue, senza il pagamento dei dazi doganali e dell’Iva, dei beni destinati a essere consumati in un altro Stato membro.

In concreto, come ricostruito anche attraverso canali di cooperazione attivati dalla Procura Europea in 9 diversi Stati membri, la merce cinese veniva “sdoganata” principalmente in Bulgaria, Ungheria o Grecia, e poi trasferita direttamente negli hub logistici ubicati in Italia, per la successiva commercializzazione. Dal punto di vista documentale, la merce subiva invece varie cessioni intracomunitarie tra operatori fittizi, accompagnate da fatture per operazioni inesistenti.

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