Giorgio Pietrostefani potrebbe essere estradato dalla Francia in Italia, dove deve scontare 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972. A riportalo il quotidiano La Nazione edizione di Pisa secondo cui i francesi, che si sono sempre opposti alla richiesta del mandato di cattura nei confronti della sentenza che condannò anche Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Leonardo Marino, non potrebbero più farlo dopo l’entrata in vigore del trattato di Dublino dello scorso novembre. L’accordo, infatti, prevede che non venga più applicata ai terroristi la legge del paese che li ospita ma quella del paese in cui sono stati condannati. Per Pietrostefani, che oggi ha 77 anni, così come per altri dodici terroristi rifugiati in Francia durante gli ‘anni di piombo’ si potrebbero così aprire le porte del carcere.

Leonardo Marino, pentitosi sedici anni dopo il delitto e divenuto grande accusatore di Sofri e Pietrostefani, nel racconto che fa al giornalista Aldo Cazzullo nel libro “I ragazzi che volevano fare la rivoluzione”, ricostruisce i fatti così: «Andai a Pisa a parlare con Sofri, al termine del comizio per la morte di Serantini, per avere la certezza che Adriano fosse d’accordo e non trovarmi di fronte a un colpo di mano di Pietrostefani, sostenitore della linea militarista uscita vincente dal convegno di Rimini (di Lotta continua, ndr). E Adriano mi disse: “Fatela questa cosa, e speriamo che ci vada bene”». L’incontro tra Marino e Sofri sarebbe avvenuto il 13 maggio 1972 in un bar di Pisa, vicino a piazza San Silvestro. La “cosa da fare” sarebbe l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, effettivamente avvenuto quattro giorni dopo. Gli autori del delitto, secondo la sentenza che poi li condannò, furono lo stesso Marino e Ovidio Bompressi, entrambi militanti di Lotta continua. I mandanti Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. All’indomani della sentenza Sofri si presentò al carcere Don Bosco di Pisa per scontare la sua condanna a 22 anni mentre Pietrostefani si rifugiò a Parigi. Bompressi fu liberato su parere medico per il suo stato di salute, Marino usufruì di uno sconto di pena in quanto collaboratore di giustizia.