Per ciascuno dei 365 giorni del 2021, dall’1 gennaio al 31 dicembre, sul sito internet dell’Accademia della Crusca apparirà una diversa parola o espressione di Dante arricchita da un breve commento, pensato per raggiungere il pubblico più ampio. La parola di Dante, “fresca di giornata” nonostante i 700 anni trascorsi dalla morte del sommo poeta, sarà rilanciata attraverso i canali social dell’Accademia (Facebook, Twitter, Instagram).
L’iniziativa della Crusca, tra quelle promosse dall’Accademia nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte dell’Alighieri, vuole essere un modo, si spiega, per «sottolineare la capacità creativa, l’attualità e la straordinaria leggibilità del grande poeta». La Crusca tra l’altro ha già da tempo in corso il Vocabolario Dantesco, frutto della stretta collaborazione fra l’Accademia e l’Istituto del Cnr Opera del vocabolario italiano, «una risorsa informatica accessibile gratuitamente e in continuo aggiornamento (vocabolariodantesco.it)».
Esempi di ‘bello stilo’ Tra le parole e le espressioni dantesche che saranno pubblicate nel mese di gennaio locuzioni, motti, latinismi, neologismi creati dal sommo poeta, che in gran parte fanno ancora parte del nostro patrimonio linguistico, «espressioni – si spiega – divenute proverbiali come lo bello stilo (Inferno, I, 87), lo stile poetico di cui Dante è fiero, e che ha imparato dai grandi modelli classici, Virgilio per primo. Color che son sospesi (Inferno, II, 52), passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare uno stato di incertezza e di attesa. Il ben dell’intelletto (Inferno, III, 18), oggi l’espressione è usata per indicare la pienezza della razionalità umana. Bella persona (Inferno, V, 101), espressione che usa Francesca da Rimini per riferirsi al proprio corpo, oggi invece riferita a doti morali come generosità, lealtà”. Tra i latinismi, ad esempio ‘rosso’ che Dante “usa soltanto nell’espressione ‘lito rubro’ (ricalcata sul litore rubro di Virgilio) per indicare il Mar Rosso”. Molti anche i neologismi creati da Dante come “trasumanar (Paradiso, I, 70), per indicare un’esperienza che va oltre l’umano. Incielare (Paradiso, III, 97), la vita perfetta di Beatrice la ‘inciela’, cioè la mette nel cielo. Imparadisare (Paradiso, XXVIII, 3), Beatrice ‘imparadisa’ la mente di Dante, cioè colloca la sua mente nel cielo”: Dante, si spiega, «non aveva paura di usare parole nuove, soprattutto per descrivere l’esperienza paradisiaca e la dimensione sovra-umana».