La sfida che poteva essere e quella che sarà. Difficile affrontare i giorni che precedono l’incontro tra Mens Sana e Olimpia Milano in programma domenica sera senza pensare a questo. Poteva essere il ritorno di Hackett al Forum dopo la strepitosa gara 7 dei quarti di playoff della scorsa stagione, quando pose fine a qualsiasi velleità di scudetto dell’EA7 guidata da Scariolo. Sarà invece la gara in cui Hackett si ritroverà di fronte la sua ex squadra, lasciata poche settimane fa per motivi che ormai sono stati ampiamente spiegati. Poteva essere la partita in cui la Mens Sana avrebbe fatto vedere quante reali speranze aveva di vincere anche questo campionato, sarà invece una gara in cui i biancoverdi dovranno reggere il colpo contro una corazzata di un livello ormai oggettivamente inarrivabile in Italia.
La sfida negli accoppiamenti difensivi Quello che poteva essere e quello che sarà. Per quanto possibile si dovrebbe evitare qualsiasi parallelismo di questo tipo, ma in questo caso sarà davvero difficile riuscire a farlo. Hackett è stato il simbolo degli ultimi diciotto mesi mensanini e in breve tempo sta diventando il simbolo della nuova Milano guidata da Banchi. Prova ne è la clamorosa prestazione che l’Armani è stata in grado di sfoderare contro i campioni d’Europa dell’Olympiacos: una partita che è senza ombra di dubbio la migliore fin qui giocata dall’Olimpia e in cui ha dimostrato ancora una volta di essere dotata di una difesa che trae le sue origini da quella della Mens Sana degli ultimi otto anni. Crespi è davanti a una sfida quasi impossibile, lui stesso l’ha definita “impari” dopo la partita di Varese; gli organici delle due squadre non possono neanche lontanamente essere paragonati e la vera sfida sarà negli accoppiamenti difensivi.
Attenzione alla guardia in post basso Milano è dotata di tre esterni (all’occorrenza quattro se consideriamo anche Gentile) in grado di portare il proprio avversario in post basso e segnare da quella posizione e questa è, senza dubbio, una soluzione che vedremo spesso: parliamo naturalmente di Hackett, Langford e Moss. Come visto contro il Khimki la Mens Sana soffre queste situazioni, Mike Green ha infatti spesso abusato del suo difensore in post basso. C’è poi da considerare il pick and roll dei milanesi, l’asse Hackett-Lawal ma anche Langford-Lawal sarà una brutta gatta da pelare e Hunter sarà inevitabilmente chiamato agli straordinari contro l’atletismo del centro avversario. Il pensiero in questo caso vola inevitabilmente alla finale scudetto della scorsa stagione, quando Ortner era riuscito a limitare meravigliosamente Lawal, ma le ultime uscite di Benjamin non rendono particolarmente ottimisti da questo punto di vista.
L’alternanza delle difese Le possibilità della Mens Sana si racchiudono nella possibilità di cambiare più difese per cercare di confondere le idee dei milanesi (cosa che però all’Oly non è riuscita) e soprattutto nella speranze che le medie al tiro non siano quelle messe in mostra contro i campioni d’Europa, altrimenti le possibilità si riducono a zero. Il jolly biancoverde si chiama Spencer Nelson, lo spot di 4 è infatti l’unico tassello potenzialmente vulnerabile di questa EA7 (tra giovane età e condizioni precarie delle ali forti milanesi); Nelson dovrà per forza di cose invertire quel trend negativo in cui si è ritrovato nelle ultime settimane, molto passerà dalle sue mani e da quelle di Ress.
Equilibri ribaltati Nonostante questo la sfida racchiude ancora intatto il suo fascino, è senza ombra di dubbio il grande classico degli ultimi anni e la Mens Sana ha un blasone da far rispettare, anche se gli equilibri sono evidentemente ribaltati. Crespi è chiamato a una missione titanica ma, dopo tutti gli sconvolgimenti degli ultimi mesi, essere arrivati all’ultima giornata del girone di andata in piena corsa per il primo posto in classifica è di per sé una grande vittoria. I tifosi però sognano un’altra grande vittoria, magari sul campo di una ricca e ambiziosa rivale.