FIRENZE – Una ‘valanga di povertà’. Così la Caritas Toscana definisce le quasi 30 mila persone che tra settembre 2020 e aprile 2021 hanno dovuto ricorrere agli aiuti delle diocesi toscane.
Si tratta di numeri in crescita del 47,4% (28.467 persone) rispetto ai 19.310 dei nove mesi precedenti. Così riporta ‘Fatti di prossimità, fatti di Vangelo’, il Rapporto 2022 sulle povertà, presentato a Firenze.
Nei nove mesi del monitoraggio fatto dalle Caritas 7.139 famiglie si sono rivolte, per la prima volta nella loro vita, a un centro d’ascolto. Sono i cosiddetti nuovi poveri, un quarto del totale, che vanno ad aggiungersi ai 7.351 nuclei che si sono rivolte alle strutture di assistenza, per la prima volta, fra gennaio e agosto del 2020.
“Più che a un’attenuazione dei processi d’impoverimento, siamo di fronte ad un effetto cumulo – ha spiegato Francesco Paletti, curatore del rapporto -: le nuove povertà del periodo precedente, infatti, sono diventate povertà conosciute in quello successivo e a questi si sono sommati i nuovi ospiti”.
Dal punto di vista della distribuzione, le donne superano gli uomini (54,4 contro 45,6%), continuano a prevalere i migranti, pari al 58,7%, anche se si tratta dell’incidenza più bassa mai registrata da Caritas Toscana. Con riferimento, invece, ai diversi territori della regione, la crisi innescata dalla pandemia sembra aver colpito soprattutto nella Toscana centrale dove le nuove povertà superano il 33% contro il 21,6% della Toscana settentrionale e il 17,1% di quella meridionale.
Per monsignor Roberto Filippini, vescovo incaricato della Conferenza episcopale toscana per le Caritas, “la pandemia ha messo in luce un sistema malato: le povertà che sono cresciute durante e a causa della crisi sanitaria, sono in gran parte eredità del passato e hanno radici nella crisi economica, sociale e politica degli anni precedenti. La cura, quindi, delle attuali patologie deve essere strutturale oppure sarà solo terapia palliativa”.