Si è insediato da poco più di due mesi e ha dovuto fronteggiare immediatamente l’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha investito la Toscana, come il resto del mondo. Con Simone Bezzini, assessore regionale alla sanità, abbiamo fatto il punto sulle priorità e sul modello di sanità toscano, dai tagli alle erogazioni intramoenia, dalla sanità privata fino alle liste di attesa.
La sanità rappresenta la voce di spesa più importante della regione, negli ultimi anni non si è fatto altro che parlare di tagli, con il risultato di criticità rilevate nella erogazione di prestazioni sanitarie
A livello nazionale negli ultimi anni si è verificata una progressiva restrizione, solo in parte corretta di recente dal Ministro Speranza. Nonostante questi tagli la Toscana ha garantito livelli di assistenza molto alti in tutte le aree, dall’ospedale, come testimoniano i numeri di ricoveri, agli ambulatori, dove le prestazioni nell’ultimo anno sono aumentate. Abbiamo poi utilizzato le risorse destinate all’assistenza farmaceutica garantendo il diritto di cura ai nostri malati, anche quelli più gravi. La Toscana da anni è fra le Regioni più performanti nella valutazione della cosiddetta griglia LEA (livelli essenziali di assistenza), a dimostrazione che una sanità pubblica e di qualità è possibile. La Toscana amplia l’offerta di prestazioni a proprio carico, che in altre regioni sono a carico dei cittadini, e garantisce la gratuità delle prestazioni ai cittadini meno abbienti. Proprio in questi giorni stiamo predisponendo l’atto che esenta ulteriormente dal pagamento del ticket i disoccupati, cassaintegrati e lavoratori in mobilità.
La sanità privata è cresciuta anche in Toscana, sono aumentate le prestazioni erogate da privati, come vede questa cosa?
Non sono aumentate, i dati ci dicono che sono stabili e pari a circa il 9% (al netto delle prestazioni di laboratorio per le quali abbiamo chiuso quasi tutte le convenzioni). Sono prestazioni erogate da strutture private accreditate in accordo con la Regione che vanno ad integrare e arricchire l’offerta sanitaria regionale, senza costi aggiuntivi per i cittadini. Personalmente la mia stella polare è l’articolo 32 della Costituzione, quindi credo nel diritto alla salute e nella sanità pubblica e universalistica, ma ciò non esclude che vi siano strutture anche private, di varia natura, che possono contribuire positivamente a potenziare ancora di più il servizio offerto ai cittadini.
Parliamo di intramoenia, quei servizi privatistici erogati in seno alla sanità pubblica. Non le pare una stortura? Per saltare le lunghe code bisogna pagare la stessa struttura e lo stesso medico?
In Toscana l’attività ALPI riferita alle sole visite specialistiche rappresenta il 12% dei volumi complessivamente erogati, dato stabile da qualche anno, mentre scende al 3,5% per le prestazioni di diagnostica per immagini e strumentale. Questo conferma che in una parte rilevante dei casi la libera professione si caratterizza per la scelta del professionista.
Nei primi mesi di pandemia si parlava di sanità centralizzata perché le regioni andavano un po’ per conto proprio, lei come la vede la questione
Domanda di grande attualità, per me la priorità è che la sanità funzioni bene e sia per tutti. Certamente non mancano le difficoltà, ma il sistema sanitario toscano è senza dubbio tra i migliori, non ultimo per presenza sul territorio e poli di eccellenza. Se siamo ai vertici in Italia è anche grazie ad una giusta dose di autonomia. Temo che passare ad una sanità totalmente centralizzata significherebbe per la Toscana un passo indietro. Servono equilibrio, dialettica costruttiva e un efficace coordinamento nazionale per creare convergenze verso l’alto.
Le Scotte che per decenni è stato un importante policlinico universitario, sembra soffrire la crisi del sistema Siena, ci saranno riflessioni specifiche in tal senso?
Non sono d’accordo, evitiamo l’autolesionismo. Le Scotte continuano ad essere un’eccellenza nel panorama toscano, un polo che offre buoni servizi ai cittadini, un luogo non solo di cura ma anche di didattica e ricerca di alto livello. Gli ultimi anni sono stati positivi, sono stati portati a termine vari progetti, uno su tutti quello per l’abbattimento delle liste di attesa, che ha dato frutti significativi, anche se si deve puntare a fare sempre di più e meglio. Ringrazio Valtere Giovannini per l’impegno e la professionalità con cui ha svolto il suo incarico, sono certo che Antonio Barretta saprà far bene, con nuove sfide e nuovi obiettivi a partire dal programma di investimenti strutturali che è decisivo per proiettare nel futuro l’Azienda Ospedaliera Universitaria senese.
Un tempo in sanità si parlava di prevenzione, termine che parrebbe divenuto desueto, probabilmente perché scomodo, visto che ci sono esami importanti per i quali le liste di attesa sono lunghe anche dieci mesi. Quale terminologia entrerà nel nostro lessico sanitario con lei assessore?
Non appena l’emergenza ce lo consentirà lavoreremo agli stati generali della sanità toscana, giustamente proposti dal presidente Giani. Sarà l’occasione per fare il punto e mettere in campo soluzioni nuove a 360 gradi, a partire da prevenzione e reti sanitarie territoriali che saranno elementi centrali nei prossimi cinque anni. Sulle liste d’attesa nella fase finale della legislatura precedente è stato avviato un lavoro importante, purtroppo la pandemia non ha aiutato. Sarà sicuramente uno dei temi principali degli stati generali.
Sanità significa potere, come si vede nelle vesti di uomo di potere?
Ho sempre vissuto la politica come servizio per la comunità. Il potere va concepito come strumento a servizio dell’interesse generale e va esercitato in modo sobrio e rigoroso. Impegno, visione e concretezza sono i miei principi ispiratori.
E sul piano personale e politico l’assessorato alla salute?
Una grande responsabilità e una grande sfida, a maggior ragione nel pieno di una pandemia che non ha precedenti nella storia recente. Con la consapevolezza che si tratta di uno dei ruoli più importanti a livello regionale: la sanità rappresenta la principale competenza della Regione, ma soprattutto riguarda la salute delle persone. Dal primo giorno mi sono messo subito al lavoro a tempo pieno sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Se accetti una sfida così devi essere determinato e convinto con tutte le tue forze.
Per l’appunto, un incarico complesso proprio nel pieno della pandemia…
Esattamente, non c’è stato il tempo nemmeno per le presentazioni o per rispondere ai messaggi che ho ricevuto, la gestione dell’emergenza sanitaria ci ha impegnato da subito h24. Anche se nell’ultima settimana la curva del contagio ha presentato segni di miglioramento, sarebbe un errore abbassare la guardia proprio ora. Per quanto di nostra competenza, sul fronte sanitario abbiamo lavorato fin da subito per rafforzare tutta la filiera: più tamponi, tracciamento al 99% con le tre grandi centrali, Usca più che raddoppiate in un mese, oltre 1350 camere in alberghi sanitari, più di 500 posti letto per le cure intermedie, nuove assunzioni e posti letto Covid extra in caso di necessità. Ora servono strategie per convivere con livelli importanti di contagio almeno per sette-otto mesi. Nonostante alcune difficoltà, complessivamente il sistema toscano ha retto l’onda d’urto della seconda ondata, con quasi 700 ricoveri in più rispetto alla prima.