FIRENZE – Le esportazioni in Toscana accelerano con il tasso di crescita complessivo del primo semestre del 2024 che sale al +10,2%. E’ l’analisi congiunturale di Irpet, secondo cui il dato toscano è molto più alto di quello delle altre principali regioni e, più in generale, della media nazionale che ha fatto registrare al contrario un -1,1% nel primo semestre.
Crescono solo quattro comparti. Una crescita (LEGGI) che, tuttavia, spiega l’istituto di rilevazione è dovuta essenzialmente a solo quattro specializzazioni produttive che sono cresciute sopra la media regionale: i gioielli (+106%), i prodotti dell’industria agroalimentare (+22,3%), i prodotti farmaceutici (+44,6%) e i macchinari (15,7%).
La dinamica dei prodotti farmaceutici, in particolare, ha continuato a rispondere a una crescente domanda internazionale di queste produzioni iniziata con la crisi Covid, e addirittura intensificatasi in coincidenza con l’inizio della guerra in Ucraina. Dietro a quella dei macchinari, d’altronde, si nasconde il crescente fabbisogno di beni di investimento legati all’estrazione di gas naturale a livello mondiale registrato in seguito alle sanzioni imposte alla Russia.
Venendo ai gioielli, da cui è provenuto il più sostanziale contributo alla crescita dell’export toscano nel primo semestre 2024, la dinamica non può essere totalmente attribuita alla crescita delle quotazioni dell’oro, pur molto pronunciata.
La ragione principale, che potrebbe aver contribuito a richiedere un salto almeno momentaneo alla capacità produttiva del distretto orafo aretino, risiede nella forte richiesta di prodotti lavorati da parte della Turchia, dove la domanda di oro, complice la perdurante crisi inflazionistica, è in forte ascesa. L’impatto della crescita della domanda turca, del resto, potrebbe aver influenzato, accrescendola, la componente di metalli preziosi all’interno dei gioielli esportati dalla provincia, aumentandone, a parità di volumi, il valore complessivo.
Dinamiche di prezzo della materia prima dovute all’impatto della crisi climatica hanno sicuramente inciso sulla performance a prezzi correnti delle vendite estere dei prodotti dell’industria agro-alimentare, trainate da quelle di olio (+62,3% nel primo semestre 2024 su base annua). E tuttavia, proprio la più carente disponibilità sui diversi mercati delle produzioni locali potrebbe aver favorito la dinamica delle produzioni più industrializzate operanti sul territorio regionale, capaci di reperire la materia prima su scala geografica più ampia e di servire mercati più distanti.
I settori in flessione. Continua invece la flessione e quindi registrano ancora un calo tutti gli altri comparti e distretti: da quello del cuoio e pelletterie (-17,3%) a quello della carta (-10,6%); dalle calzature (-21,3%) ai filati e tessuti (-10,9%) passando per la metallurgia -20,7%.
A far da contraltare ai contributi alla crescita, molto concentrati, su produzioni e imprese, provenuti dalle specializzazioni appena commentate, è proseguita anche nel secondo trimestre 2024 la flessione del comparto moda. La disaggregazione del risultato per prodotti e territori consente di individuare nel perdurare della crisi del lusso fiorentino il principale epicentro della crisi del comparto. Tra elementi di carattere congiunturale e criticità di ordine strutturale, invece, sono da leggere le perdite registrate dal tessile pratese e dal calzaturiero della provincia di Pisa. A fronte di questi risultati negativi, tuttavia, hanno tenuto l’abbigliamento legato al pronto moda cinese a Prato, le produzioni di più alta gamma della provincia di Arezzo e le produzioni intermedie del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno.
I mercati di sbocco. Fra i mercati di sbocco, ottimi riscontri da Usa (+48,8%), spinti da prodotti farmaceutici e macchinari, Giappone (+21,8%) e Australia (+81,6%). L’export verso i paesi europei non Ue è stato brillante verso Regno Unito (+37,9%), trainato da prodotti farmaceutici, caravan e imbarcazioni, e soprattutto verso la Turchia (+366,1%) per la domanda di oro del paese. In area Ue sono risultate stabili le vendite estere verso la Francia (+0,3%), in crescita quelle verso la Germania (+4,8%) e in calo quelle verso la Spagna (-5,0%). Crollo per la Svizzera (-73,4%), polo logistico del sistema moda le cui esportazioni però crescono verso paesi lontani come Usa e Giappone, ragione per cui l’Irpet ipotizza che sia in corso anche una riorganizzazione della rete logistica da parte di una o più grandi aziende del settore. Crescono i flussi verso i mercati asiatici: Cina (+3,8%), Hong Kong (+9,2%), Corea del Sud (+5,2%), Singapore (+11,3%) e, soprattutto, Vietnam (+197,6%). Bene anche i paesi produttori di petrolio, al traino degli Emirati Arabi Uniti (+23,2%), dove in forte crescita sono risultate le vendite di macchinari e articoli in pelle.
La situazione provincia per provincia. La tendenza alla crescita delle esportazioni regionali è risultata relativamente concentrata dal punto di vista territoriale, rispecchiando in buona sostanza quanto emerso nel commento delle specializzazioni produttive. In crescita, in particolare, le vendite estere delle province di Arezzo, Grosseto, Firenze, Lucca e Siena.
Detto che nel caso di Arezzo il risultato è soprattutto il frutto delle esportazioni di gioielli verso la Turchia, un buon riscontro sui mercati internazionali è stato qui trovato anche dalle produzioni legate alla chimica e ai mobili. Le vendite complessive del comparto moda sono invece risultate stabili rispetto al primo semestre 2023.
L’export della provincia di Grosseto è invece stato spinto dal comparto agro-alimentare e, più in particolare, dalle vendite di olio, su cui la dinamica dei prezzi, come già scritto, ha giocato un certo ruolo. Nonostante la pronunciata flessione dell’export di prodotti legati al cartario, sono cresciute a un buon ritmo nel primo semestre anche le vendite estere della provincia di Lucca. Da imbarcazioni e prodotti dell’industria agro-alimentare, sono giunti i principali contributi alla crescita. Nonostante il lieve arretramento dell’export di prodotti farmaceutici sono aumentate anche le esportazioni di Siena, soprattutto per via delle performance della camperistica e dell’industria agro-alimentare, sia della componente vitivinicola che, soprattutto, di quella olivicola.
Sopra la media regionale, infine, anche il tasso di crescita delle esportazioni della provincia di Firenze, nonostante la persistente e intensa contrazione delle vendite estere del comparto moda. A trainare la performance sono state le vendite estere di prodotti farmaceutici, di macchine di impiego generale e di olio. Sostanzialmente stabili le vendite estere di Prato e Massa-Carrara. Nel primo caso una spinta negativa è giunta dalle produzioni tessili, mentre sono risultate in crescita le esportazioni di capi d’abbigliamento e macchinari per impieghi speciali. Su Massa-Carrara, d’altra parte, positivi sono stati i risultati esperiti dall’industria lapidea. Le performance più negative a livello provinciale sono giunte da Pisa, Pistoia e, soprattutto, Livorno. Nel primo caso i contributi negativi sono arrivati dalle esportazioni di altri mezzi di trasporto e da quelle del comparto moda, con i prodotti dell’industria conciaria che hanno però mostrato una certa capacità di tenuta.
Il risultato della provincia di Pistoia è invece interamente legato al sostanziale azzeramento delle vendite estere dell’industria ferro-tramviaria. Negative anche le dinamiche dei prodotti del comparto moda e dei mobili, mentre in forte crescita sono risultate le esportazioni di prodotti agro-alimentari e stabili quelle del comparto vivaistico. Quasi interamente legato alla funzione logistica svolta dalla provincia il calo delle esportazioni di Livorno, su cui muovere considerazioni di carattere produttivo dalla lettura dei dati dell’export è sempre molto complicato. Da notare, in ogni caso, il contributo negativo alla crescita delle esportazioni provinciali provenuto dai prodotti dell’industria siderurgica.