«Un Paese più semplice e capace di dare risposte. Non più elezioni per le province e dopo 30 anni le città metropolitane #laSvoltabuona». E’ il tweet del sottosegretario Graziano Delrio dopo l’ok del Senato al ddl sull’abolizione delle province. Un via libera con 160 “si” e 133 “no” che segna un passo decisivo verso l’abolizione delle Province e permette al documento di tornare in terza lettura alla Camera, prima della scadenza del ddl, fissata per il 7 aprile. Una soluzione tampone, come più volte dichiarato dallo stesso Governo, per ridurre i costi della politica in attesa che la complessiva riforma costituzionale le abolisca del tutto.
Le città metropolitane dal 1 gennaio 2015 Il maxiemendamento al Ddl Delrio recepisce le modifiche apportate al testo dalla commissione Affari Costituzionali e le osservazioni della commissione Bilancio e prevede dieci città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, oltre a Roma Capitale) che prendono il posto delle omonime province, mentre per tutte le altre diminuiscono le competenze ma soprattutto non ci saranno più organi elettivi. Le città metropolitane subentreranno alle attuali province a tutti gli effetti dal primo gennaio 2015 e nel frattempo l’attuale presidente della provincia e, a titolo gratuito, la giunta provinciale, restano in carica per l’ordinaria amministrazione e per gli atti urgenti e improrogabili. Il presidente assume anche le funzioni del consiglio provinciale.
Commissariamenti prorogati al 31 dicembre 2014 Se invece alla data di entrata in vigore della riforma la provincia è commissariata, il commissariamento è prorogato fino al 31 dicembre 2014. Se, però, tra il primo luglio e il 30 settembre di quest’anno almeno un terzo dei comuni compresi nel territorio della città metropolitana o un numero di comuni che rappresenti un terzo della popolazione della provincia, purché tra loro confinanti, delibera, la volontà di non aderire alla rispettiva città metropolitana, può continuare a far parte della provincia omonima che dunque sopravvive, per quanto ridotta. Inoltre le province che, sulla base dell’ultimo censimento, hanno una popolazione residente superiore a un milione di abitanti possono anch’esse costituire ulteriori città metropolitane, purché l’iniziativa sia assunta dal comune capoluogo della provincia e da altri comuni che complessivamente rappresentino almeno 500 mila abitanti della provincia medesima. Nel caso di due province confinanti che complessivamente raggiungono la popolazione di almeno 1.500.000 abitanti, la procedura non cambia, a condizione che l’iniziativa sia esercitata dai due comuni capoluogo e da altri comuni che rappresentino complessivamente almeno 350 mila abitanti per provincia.
Le nuove province Ma la vera rivoluzione è quella degli organismi provinciali. Il nuovo presidente della provincia (scelto esclusivamente tra i sindaci della provincia il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni) è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia stessa e dura in carica quattro anni. E sempre questi ultimi eleggono, e sono a loro volta i soli eleggibili, il nuovo consiglio provinciale che dura due anni. Mentre della più ampia assemblea dei sindaci fanno parte tutti i sindaci dei comuni appartenenti alla provincia. In sede di prima applicazione l’assemblea dei sindaci sarà convocata e presieduta dal presidente della provincia o dal commissario entro il 30 settembre 2014 per le province i cui organi scadono per fine mandato nel 2014 ed entro trenta giorni dalla scadenza per la fine del mandato ovvero dalla decadenza o scioglimento anticipato degli organi provinciali negli altri casi.
Pianificazione, tutela e controllo tra le competenze Presidenti di province o commissari accompagneranno la nascita dei nuovi organismi fino alla fine di quest’anno, svolgendo nel frattempo le loro funzioni solo per l’ordinaria amministrazione o per le emergenze improrogabili. A queste province diventate enti di secondo livello resteranno soprattutto competenze non esecutive di pianificazione, programmazione, tutela e controllo in vari settori (ambiente, trasporti, viabilità, edilizia scolastica).