Un genitore insulta l’insegnante del figlio? Rischia il carcere. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 15367 della V sezione penale) secondo cui parole offensive rivolte ad un docente sono equiparate ad un’offesa a pubblico ufficiale e dunque passibile di processo con eventuale pena detentiva.
La vicenda toscana Con il suo verdetto la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza di non luogo a procedere, per il reato di ingiuria, emessa dal Giudice di pace di Cecina (Grosseto) in favore della madre di un’allieva di una scuola media livornese che aveva usato parole non troppo rispettose nei confronti di una professoressa della figlia durante un incontro, a scuola, sul rendimento negli studi della ragazzina. I supremi giudici, pur non rendendo note le parole offensive rivolte all’insegnante e per le quali il Giudice di pace aveva ritenuto di non procedere hanno trasmesso tutti gli atti alla Procura di Livorno accogliendo il ricorso del Pg di Firenze contro il proscioglimento della mamma. Secondo la Procura, in casi del genere, si configura non la semplice ingiuria ma il più grave reato di offesa a pubblico ufficiale. «Erroneamente», per la Suprema Corte, il Giudice di pace aveva chiuso un occhio sull’ingiuria e aveva archiviato la vicenda.