FIRENZE – La nuova legge regionale sulla cerca, raccolta e coltivazione del tartufo e di valorizzazione del patrimonio tartuficolo toscano, appena approvata in Consiglio regionale, fa già discutere. E le associazioni di categoria agricole, Cia Agricoltori Italiani della Toscana in testa, salgono sull’Aventino.
“Penalizzata l’attività imprenditoriale delle aziende agricole toscane, ignorata la richiesta di consultazione da parte delle organizzazioni agricole, ha fatto sapere la Cia con una nota. Ma quello che proprio non va giù all’associazione di via di Novoli è che la legge contiene un vero e proprio paradosso.
Infatti per il provvedimento, il “tartufo non è ritenuto un prodotto agricolo” – come affermato in Aula dalla presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Ilaria Bugetti -, mentre, fa notare la Cia il PSR della Toscana prevede misure specifiche dedicate alle tartufaie coltivate.
Da qui la piena bocciatura della nuova legge sulla raccolta e coltivazione del tartufo, approvata dal Consiglio regionale della Toscana.
Approvata a maggioranza, con 22 voti favorevoli (Pd), il no di Italia Viva e l’astensione di Lega e Fratelli d’Italia, la nuova legge regionale che modifica la normativa vigente in materia.
“Il primo fatto che riteniamo grave – sottolinea il presidente della Cia Toscana, Valentino Berni – è la mancanza di concertazione fra le organizzazioni agricole ed il Consiglio regionale. Insieme a Confagricoltura Toscana, abbiamo chiesto un incontro che non ci è stato concesso, nel quale avremmo illustrato le priorità e le necessità del settore in Toscana, che rientra nell’attività agricola”.
Un rammarico già espresso in una lettera inviata, da Cia e Confagricoltura, al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo, alla presidente della II Commissione Ilaria Bugetti, e alla vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi: “si evidenzia – hanno scritto le due associazioni – che non sono state svolte le consultazioni con le Organizzazioni Agricole, nonostante la proposta disciplini attività di primario interesse per le aziende agricole, rispetto ad un’attività che riguarda una parte importante del territorio regionale”.
Nel testo di legge – afferma Cia Toscana – viene minata la libertà imprenditoriale, si stabilisce come realizzare una tartufaia controllata, e si interviene in modo puntuale su varie criticità, si vogliono tutelare i cercatori anziché i coltivatori professionali. Il tutto per un territorio più libero? “Ma come – aggiunge Berni -, dopo che tante aziende in Toscana hanno fatto investimenti importanti e hanno costruito attività imprenditoriali basate sulla coltivazione del tartufo, oggi vengono penalizzate e vessate a vantaggio di altri soggetti, perlopiù non professionali. E poi qual è il motivo di prevedere un corridoio di 50 metri fra una tartufaia e l’altra, anche nel caso che le due tartufaie facciano parte della stessa proprietà?”.
Inoltre, nel testo emerge la totale assenza delle attività didattiche e visite guidate che si svolgono in Toscana all’interno degli agriturismi: “Uno degli aspetti che avremmo chiesto di inserire nella Legge, in un eventuale incontro che invece non c’è stato” aggiunge Cia Toscana.
TARTUFO PRODUZIONE AGRICOLA – Davvero clamoroso, come accennato, è come il tartufo non sia stato ritenuto un prodotto agricolo, “altrimenti il nostro approccio sarebbe stato diverso” come ha sottolineato la Bugetti. Risulta evidente, invece, come l’attività di raccolta dei tartufi possa essere considerata (alla stregua della ricerca dei funghi) anche tra le attività ludiche, ma appare altrettanto evidente come il tartufo rientri di diritto tra i prodotti agricoli, e come sia necessario operare per la tutela del valore che rappresenta per l’attività imprenditoriale.
In tale direzione va anche il Piano di Sviluppo Rurale della Toscana, che anche con l’ultimo bando della sottomisura 4.1.1, riguardante il sostegno agli investimenti relativi miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole, dedica degli interventi specifici a favore delle tartufaie coltivate, in quanto prodotti appartenenti all’allegato I del trattato di funzionamento dell’Unione Europea, che identifica tutte le produzioni classificate come agricole e quindi oggetto di tale attività e di incentivazione.
Relativamente alle attività che possono interessare la raccolta dei tartufi, è pertanto indispensabile approcciarsi tenendo ben presente almeno due grandi elementi distintivi: la coltivazione e la nascita spontanea, l’attività ludica e quella imprenditoriale, con tutte le peculiarità che attengono alle varie fattispecie, e che nel testo di legge non risultano così evidenti.
“Chiediamo che ci sia immediatamente un confronto con le organizzazioni agricole – conclude il presidente Cia Toscana Berni -, affinché alcuni aspetti non inseriti in legge possano essere meglio specificati nel Regolamento a tutela delle attività imprenditoriali presenti in tutta la regione”.
La nuova legge L’intervento legislativo ha l’obiettivo di adeguare le norme alle nuove esigenze del settore e al mutato contesto normativo. In particolare, nella proposta di legge si chiariscono i ruoli della Regione e dei Comuni; si definiscono meglio le modalità e i luoghi ove esercitare le attività di cerca e raccolta dei tartufi; si aggiorna il calendario di raccolta ai nuovi cambiamenti climatici, ferma restando la finalità di tutela e conservazione delle aree tartufigene; si introduce per il conseguimento dell’idoneità alla cerca e alla raccolta un percorso formativo con esame finale; si rivedono gli istituti del riconoscimento di tartufaia naturale controllata e quello della tartufaia coltivata, specificando le procedure per il riconoscimento, le regole da seguire all’interno di dette aree e introducendo limiti alle dimensioni della tartufaia naturale controllata. Ancora, si introduce il nuovo istituto dell’area addestramento cani da tartufo; si prevede un regolamento di attuazione della legge regionale; si aggiorna la disposizione finanziaria per gli interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio tartufigeno anche per tener conto della sopravvenuta normativa in materia di contabilità finanziaria.