POGGIBONSI – I numeri sono lì a certificarne il successo. Il comparto dei camper è cresciuto del 34% nel 2021, trainato da un nuovo modo di viaggiare conseguente alla pandemia.
Volano anche gli ordinativi, tanto che per avere un mezzo ci vogliono dai 18 ai 24 mesi. La Toscana è il cuore pulsante di un settore, che nella nostra Regione fa segnare il 90% della produzione e occupa 3 mila persone. Potrebbero essere anche di più se il distretto non fosse a rischio stagnazione. Il paradosso di una marcia da record è che tutto ciò può essere vanificato dalla mancanza di materie prime. La guerra e altri fattori stanno rallentando i ritmi produttivi, con il rischio di non vedere i frutti di questo trend positivo.
I delegati sindacali della Toscana si sono trovati questa mattina di fronte a Poggibonsi (Siena) per fare il punto della situazione e individuare le strade da intraprendere. “Siamo decisi a convocare anche la Regione e il Mise per aiutarci ad affrontare questo stallo”, ha affermato Iuri Campofiloni, responsabile Fiom Cgil camperistica toscana. Quello dei pezzi non è però l’unico problema, perché all’orizzonte c’è la possibile delocalizzazione di una parte della filiera. Stellantis, che detiene la maggioranza del mercato, sembrerebbe propensa a portare la produzione in Polonia, modificando la routine produttiva.
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Inoltre, entro il 2030, le politiche sulla transizione ecologica potrebbero incidere sulla motorizzazione dei camper, con l’entrata a pieno regime dell’elettrico. Per come è ora la legge, questo potrebbe rendere necessario il possesso della patente D per guidarli, considerato il conseguente aumento di peso. “Da una parte i dati dicono quanto il settore sia in salute – ha evidenziato Giuseppe Cesarano, segretario toscano della Fim Cisl -. Dall’altra però assistiamo a minacce esterne che potrebbero causare danni a tutto il comparto. Per questo motivo è opportuno muoversi e portare al tavolo anche gli attori politici”.