Come suonava la musica degli etruschi? Il mistero che avvolge il popolo che dominò il Tirreno nel VI secolo avanti Cristo sembra risolto grazie alla collaborazione tra una studiosa come Simona Rafanelli, direttore del museo archeologico di Vetulonia, e il musicista jazz Stefano Cocco Cantini. Grazie, infatti, al ritrovamento di alcuni flauti dal relitto affondato al largo dell’Isola del Giglio, il musicista ha tratto ispirazione per individuare nell’ancia semplice battente il segreto del suono. E il risultato è stato sorprendente per studiosi e appassionati tanto da finire in un libro “La musica perduta degli etruschi” (edizioni Effigi) che verrà presentato venerdì 23 settembre all’Isola del Giglio (Rocca Pisana, ore 18.00).
Il volume La serata sarà anche un’occasione per far incontrare colui che ha fatto suonare dopo 26 secoli i flauti del relitto del Campese con l’archeologo inglese Mensum Bound, che per primo intuì il valore scientifico di quel ritrovamento. Si devono, infatti, a Bound tre spedizioni nei primi anni ’80, finanziate dalla università di Oxford dove insegnava, molto importanti sul piano scientifico, durante le quali per la prima volta vennero sperimentati nel Tirreno computer da immersione e metal detector.
Incontro d’autore All’incontro, voluto dal Comune di Isola del Giglio in collaborazione con la Pro Loco e con il portale toscanalibri.it, interverranno anche il sindaco di Isola del Giglio, Sergio Ortelli, il presidente del Circolo Culturale gigliese, Armando Schiaffino. Sarà presente la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana. Modera il giornalista Michele Taddei.