Nel labirinto della fiscalità un quadro normativo certo e chiaro che possa servire da punto di riferimento per gli investimenti. E’ la richiesta dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena avanzata a Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, in occasione del convegno “Fiscalità e agricoltura, le sfide in campo” che si è svolto oggi alla Certosa di Pontignano (Castelnuovo Berardenga). «Il Governo e il parlamento da circa 2 anni a questa parte stanno investendo molto sul settore primario – ha sottolineato Sani – sia dal punto di vista ordinamentale, cioè con norme che semplificano l’attività agricola, sia dal punto di vista fiscale con l’ultima legge di stabilità che ha abolito l’Imu sui terreni, l’Irap in agricoltura e introdotto norme a tutela di alcune produzioni. Un quadro che si va componendo dopo anni di ritardo e che rappresenta segnali di attenzione importanti per il settore. Le priorità sono difendere la filiera italiana perché c’è una forte attenzione del consumatore verso tutto ciò che è il made in Italy agroalimentare con performance importanti sull’export ma il settore produttivo soffre nella politica dei prezzi. Noi dobbiamo contrastare questo fenomeno attraverso una tracciabilità e tutelare il prodotto agricolo nazionale perché pensiamo che rappresenti un asset strategico per l’economia del Paese».
All’incontro è intervenuto anche Nicola Caputo, direttore Ufficio Fiscale e Tributario di Confagricoltura, che ha evidenziato: «Il mondo agricolo chiede di avere chiarezza di quelle misure che possono interessarlo e avere possibilità di fare programmazione che sia degna di questo nome. Nel 2016 c’è stata un’apertura per l’esenzione dell’Imu e per l’Irap ma ci sono ancora questioni che secondo noi vanno meglio puntualizzate e precisate». Una riflessione che si inserisce nel quadro macroeconomico tracciato da Flaminia Ventura, docente del dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale all’Università di Perugia: «Dobbiamo cercare di ridurre i costi e poi c’è il problema che anche se abbiamo redditi agricoli più bassi d’Europa, all’estero il prodotto made in Italy ha un prezzo che alcune volte è il 30 per cento più alto degli altri prodotti. Le vie da perseguire sono l’esportazione e gli accordi di filiera all’interno del Paese. La macchina da muovere non è solo imprenditoriale ma anche governativa per aiutare i nostri prodotti all’estero». «Sono dati “freddi” che ci danno l’idea di come i nostri imprenditori abbiano difficoltà a confrontarsi con un mercato molto importante – ha commentato il direttore di Upa Siena Gianluca Cavicchioli -. La politica oggi ci ha prestato attenzione, le proposte fatte sono state recepite, alla base di tutto devono esserci collaborazione e scambio di opinioni che possono esserci utili». «Siamo molto soddisfatti di questo incontro – ha concluso il presidente di Upa Siena Giuseppe Bicocchi -, sembra di recepire questa risposta positiva a quelle che sono le esigenze degli agricoltori di avere un fisco più semplice, che ci possa dare delle garanzie e che ci permetta di fare degli investimenti che in Italia sono ridotti al minimo».