Il valore della donna come individuo al di là dei tradizionali ruoli sociali di madre, moglie e figlia. Il diritto di esistere e il prezzo che si paga. Un viaggio tra parole e musica che s’interroga sull’identità individuale e pubblica, sull’informazione e la sua reale condivisione. Storie di resistenza al femminile raccolte sul campo da Livia Grossi, giornalista del Corriere della Sera, e proposte sabato primo ottobre al Teatro Manzoni di Calenzano nell’ambito di Avamposti CalenzanoTeatroFestival.
Storie di donne di coraggio “Nonostante voi – storie di donne coraggio” è un reading in continuo aggiornamento. In scena riflessioni e testimonianze di donne italiane e straniere, e un ironico monologo sui requisiti necessari per ottenere la Carta d’identità di Donna. Tra le donne intervistate, Pushka (Albania), vergine giurata. Una donna di 66 anni che da oltre 40 anni ha deciso di diventare un “uomo” per difendere diritti e dignità. Un cambio d’identità sociale non biologico, la donna si veste, si comporta e pensa come un vero uomo e come tale viene considerata dalla comunità maschile. E poi Maria (Sud America), rifugiata politica. Una storia vera, anonima per rispetto. Una donna arrestata con l’accusa di terrorismo, liberata in seguito alla sua riconosciuta innocenza dopo 8 anni di carcere. Una testimonianza che dichiara la vittoria di una donna che non ha mai perso il coraggio e la fiducia in se stessa e nella Giustizia. Una storia di abuso di potere che supera confini geografici e temporali: c’è un inserto importante sulla Milano del 1978, l’anno del sequestro Moro. Come non prestare ascolto a Marietu ‘Ndaye (Senegal), una delle portavoci contro la mutilazione genitale femminile. Un’Antigone africana di 46 anni che dopo aver visto morire le sue figlie per infibulazione ha deciso di ribellarsi alla “tradizione” che impone a tutte le bambine di 6-7 anni di venire amputate e cucite fino alla prima notte di matrimonio. Marietu, una donna analfabeta che con l’aiuto di un Ong locale e l’Unicef italiana, è riuscita a creare in 10 anni di lavoro di capanna in capanna, un enorme movimento di donne che ha fatto cambiare le leggi del Parlamento di Dakar.