Assolti perché il fatto non sussiste: è la sentenza del giudice del Tribunale di Siena Alessio Innocenti al processo che vedeva imputati Antonella Tognazzi, vedova dell’ex capo comunicazione di Mps David Rossi, e Davide Vecchi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, accusati di violazione della privacy per la pubblicazione, sul giornale, di uno scambio mail tra Rossi e l’ex ad di Mps Fabrizio Viola avvenuto pochi giorni prima della morte dell’ex capo comunicazione. Il Pm del tribunale di Siena Serena Menicucci aveva chiesto una condanna a 9 mesi di reclusione per Vecchi e 6 mesi per Tognazzi. Le motivazioni della sentenza d’assoluzione sono attese entro 90 giorni. Al centro del processo lo scambio mail tra Rossi e l’ex Ad di Mps Viola avvenuto il 4 marzo 2013, due giorni prima della morte di Rossi, e pubblicato sul giornale il 5 luglio 2013. In quello scambio mail Rossi inviò a Viola un messaggio di posta elettronica con oggetto ‘Help’ in cui scrisse: “Stasera mi suicido, davvero. Aiutatemi!!!”. Secondo l’accusa quelle mail sarebbero state date al giornalista dalla vedova Tognazzi e Vecchi le avrebbe pubblicate senza «il necessario consenso» da parte di Viola e quindi perseguendo il reato di trattamento illecito dei dati personali.
Vedova Rossi in lacrime Dopo la lettura della sentenza Tognazzi è scoppiata in lacrime. «Il pianto è uno sfogo dato da tanta rabbia repressa in questi due anni perché sapevo benissimo di non aver fatto niente e anzi, di essermi sempre e solo resa disponibile per la Procura e invece mi sono trovata di fronte al paradosso di difendermi da chi doveva rendermi giustizia» ha risposto la vedova di David Rossi ai giornalisti che le chiedevano da cosa fosse dettato il pianto. «Sinceramente ho sempre creduto di vivere in uno Stato dove i torti vengono riparati e invece mi sono accorta che dipende da con chi hai a che fare e questa è una bruttissima cosa; la giustizia non è uguale per tutti» ha aggiunto Tognazzi, specificando di aver vissuto la vicenda processuale «come un accanimento nei miei confronti». «Io non ho mai fatto la guerra a nessuno, io ho solo fatto delle domande a cui tutt’ora aspetto una risposta» ha concluso Tognazzi.
Il giornalista Vecchi: «Processo surreale, non avrebbe dovuto celebrarsi» «Il processo era surreale, per fortuna il Giudice sa cosa significa diritto di informazione e libertà di stampa». Questo il commento di Vecchi dopo l’assoluzione. «La Magistratura ha dimostrato di non conoscere assolutamente il diritto di informazione dei cittadini, addirittura ha ipotizzato che noi giornalisti prima di scrivere un articolo dovremmo telefonare e chiedere il permesso a tutti quelli dei quali ci occupiamo» ha aggiunto Vecchi specificando: «insomma era piuttosto ridicolo e grottesco come capo di imputazione e l’esito era piuttosto scontato; era un processo che non avrebbe dovuto celebrarsi».
Il legale di Vecchi: «Vittoria della libertà di stampa» «E’ una vittoria della libertà di stampa». Così Luigi De Mossi, legale difensore del giornalista Vecchi, commenta la sentenza d’assoluzione. «Penso che oggi si sia affermato un principio fondamentale e cioè che il rispetto dell’art. 21 della Costituzione prevale su qualunque altra considerazione e soprattutto prevale il rispetto dei cittadini che devono sapere le notizie di cronaca e cronaca giudiziaria per quanto riguarda il lavoro che viene svolto all’interno dei tribunali» ha aggiunto De Mossi che ha poi concluso: «E’ una grande vittoria di civiltà, per tutti noi è vittoria della democrazia».