Da oggi si può iniziare parlare fiorentino con un leggero accento piemontese dalle parti della Mukki. Infatti Palazzo Vecchio, azionista di maggioranza della celebre centrale del latte con il suo 42,9%, ha deciso che tra le otto manifestazioni d’interesse arrivate per la fusione con società che ha la propria sede legale all’Olmatello a Firenze, la strada scelta dovrebbe essere quella della Centrale del latte di Torino, controllata dalla famiglia Artom. L’assessore alle partecipate Lorenzo Perra ha ufficializzato la decisione durante il Consiglio comunale di oggi.
«Meglio la fusione che la cessione» «Tra le possibili strade meglio la fusione che la cessione – ha spiegato Perra -. E quanto alle possibili fusioni la soluzione prospettata dalla Centrale del Latte di Torino pare essere la migliore. Il sondaggio di mercato ci dice che al momento, nelle operazioni di cessione, non ci sono operatori che assicurino la garanzia del mantenimento dell’occupazione, della crescita della società e del mantenimento della filiera produttiva. Tra le operazioni di fusione, invece, almeno in una, quella prospettata dalla Centrale di Torino, questi elementi vengono messi al centro della strategia». Perra poi è andato in profondità sull’entità dell’offerta arrivata dal Piemonte. «Centrale del latte di Torino è una società quotata che ha un flottante del 45% ed è detenuta stabilmente da soggetti sia pubblici che privati. Ha complementarietà industriale con la Mukki e caratteristiche, in termini sia di marchio che di legame con il territorio, similari a quest’ultima».
«Salvaguardare i livelli occupazionali» «Nel rispetto degli ordini del giorno e degli atti di indirizzo approvati dal Consiglio comunale – ha proseguito l’assessore alle partecipate – approfondiremo questa ipotesi di fusione verificando, attraverso un piano di fattibilità, gli elementi che dovrebbero caratterizzare la salvaguardia dei livelli occupazionali, la valorizzazione e la tutela della filiera. Questa impostazione – ha concluso Perra – sembra largamente condivisa con gli altri soci. Se l’assemblea dei soci della Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno deciderà formalmente in questo senso sarà stilato il piano di fattibilità del progetto di fusione, che dovrà contenere il piano industriale, quello occupazionale, i valori di concambio delle due società, oltre allo statuto e i patti. Solo allora il consiglio comunale si dovrà esprimere in maniera formale sul mandato a Mukki a deliberare, in assemblea straordinaria, a effettuare la fusione con la Centrale del Latte di Torino».
Quali saranno le mosse di Fidi Toscana e della Camera di Commercio di Firenze? Un’alleanza pubblico-privato e non una vendita ai privati dunque per rilanciare il futuro di Mukki. Una seduta importante quella di Consiglio comunale svoltasi a Firenze, perché segna una svolta per una vicenda che da mesi preoccupa dipendenti e stallieri delle stalle toscane, timorosi che una vendita in blocco dell’azienda ai privati avrebbe messo a repentaglio i loro posti di lavoro. Il Comune di Firenze, dopo un serrato confronto con il presidente di Mukki Lorenzo Marchionni, rinuncerà a monetizzare subito i circa 15 milioni dalla vendita, dall’altra tutelerà la storia della Mukki, iniziata 64 anni, quando l’allora sindaco Giorgio La Pira fondò la Centrale del latte di Firenze, e che oggi dà lavoro a circa 1.000 persone. Da oggi dunque il via ad una fase nuova per Mukki. Infatti se il sindaco di Pistoia, Samuele Bertinelli, ha deciso da tempo di vendere il 18% di Mukki per fare cassa e ridare ossigeno al bilancio comunale, si dovrà aspettare la decisione di Fidi Toscana, la finanziaria di cui la Regione detiene il pacchetto di maggioranza, se venderà ai privati il 23,9% di Mukki, oppure scommetterà assieme a Firenze sulla fusione con la Centrale di Torino. E la Camera di Commercio di Firenze (8%) cosa farà delle sue quote?