«Non è un campanello d’allarme ma un tuono potentissimo». Così il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha commentato il referendum tenutosi ieri in Gran Bretagna e che ha visto il successo, grazie al 51,5% dei consensi, di chi vuole che proprio il Regno Unito non faccia più parte dell’Unione europea. «Gli inglesi hanno deciso, meglio fuori che dentro l’Europa – ha aggiunto – . Cos’altro deve succedere perché gli Stati capiscano che si deve ripartire dalla vicinanza ai cittadini, dalla valorizzazione delle nostre identità a partire dalle relazioni umane, dalla riforma delle burocrazie prepotenti, dal lavoro, dalla giustizia e dall’uguaglianza? Basta con i tatticismi e con lo scaricabarile in salsa europea. Ora sta a noi che abbiamo fondato l’Unione lavorare senza paura, crederci veramente, perché la giornata di oggi sia solo un’eccezione. Rifondiamo l’Europa, riprendiamoci il futuro».
Rossi: «Il futuro dei nostri figli è minacciato» Una posizione quella del primo cittadino di Firenze che assomiglia molto a quella espressa dall’esponente forse principale in termini di potere politico della Toscana, il governatore Enrico Rossi. «Vince Brexit. Trent’anni di dominio del capitalismo senza freni e di governi conservatori e di terze vie blairiane stanno distruggendo l’Unione Europea. Occorre un’Europa sociale e dei lavoratori: occupazione, lotta alla povertà, investimenti, distribuzione della ricchezza. Altrimenti il futuro dei nostri figli è minacciato».
Giani: «Ci sarà da ripensare i paradigmi che stanno dietro a questo progetto di Ue» A prendere posizioni sulla ormai prossima fuori uscita dall’Unione europea anche il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani. «Nonostante l’allarmismo che si sta creando in queste ore sul mercato penso che l’Italia e gli altri Paesi degli Stati membri abbiano la forza ed i connotati per reagire a questo che è comunque un contraccolpo importante – ha sottolineato il presidente dell’assemblea regionale Toscana – Non c’è dubbio che in Inghilterra ci sia una ventata di populismo che ha creato a sua volta un vento di paura sul futuro del paese britannico e di conseguenza abbia spinto ad una reazione di chiusura, ma io penso che il nostro Paese e soprattutto il territorio europeo, non ha un futuro senza una pari dignità di libero accesso ad un mercato comune ed uno scambio di regole e di comportamenti. Ovvio che ci sarà da ripensare ai paradigmi che stanno dietro a questo progetto di Unione europea ma sono altrettanto convinto che l’Italia non può che avere benefici dal combattere per avere diritti e regole comuni alle nazioni che fanno parte del progetto del nostro continente. L’Europa unita ha permesso ai nostri giovani di viaggiare liberamente, a costi continenti, e di veder così crescere lo scambio di informazioni e di cultura. Occorre un linguaggio nuovo nel parlare di cosa significa Unione europea, e soprattutto far si che si agisca sempre piu’ con un pensiero condiviso, in campo economico, sociale e politico».
Danti: «Un risveglio traumatico» Nicola Danti, europarlamentare toscano sembra non essere così catastrofista dall’uscita del Regno unito dalla Ue. «E’ stato un risveglio traumatico quello odierno, credo che la situazione sia grave -evidenzia il classe ’66 nativo di Pelago- Ma ora è soprattutto il tempo del coraggio e della responsabilità di cambiare davvero. Possiamo trasformare questo disastro in una grande opportunità. Una opportunità per riconnettere l’Europa ai cittadini con priorità politiche diverse, con istituzioni più forti e più efficienti, con una burocrazia meno asfissiante. Stamattina analizziamo la Brexit, da oggi pomeriggio al lavoro per una Europa all’altezza del sogno dei padri fondatori e delle aspettative dei cittadini».