Un passo avanti nella cura e nella stabilizzazione clinica delle persone affette da sclerosi multipla: dopo 17 anni di osservazione e di studi i ricercatori dell’Università di Siena hanno confermato il ruolo dell’anticorpo naturale anti-CD64 IgM nella stabilizzazione clinica di lungo periodo dei pazienti. I risultati dello studio sono in corso di stampa sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Neuroimmunology”, in un articolo di Pasquale Annunziata, del dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze dell’ateneo di Siena, con Gianni Masi e Chiara Cioni.
Risposta favorevole alle terapie L’anticorpo con potenti proprietà immunosoppressive, presente nei pazienti con malattia lungamente stabile, era stato scoperto dallo stesso gruppo di ricerca e pubblicato in un articolo del 2013 sulla stessa rivista. I risultati attuali confermano che i livelli circolanti di tale anticorpo sono significativamente associati ad una serie di parametri clinici favorevoli nel lungo termine, che contribuiscono al mantenimento della stabilità clinica e alla risposta favorevole alle terapie immunomodulanti nella sclerosi multipla.«Questi risultati aprono la strada all’ulteriore comprensione dei meccanismi di progressione della malattia – spiega Annunziata – e alla possibilità di utilizzare l’anticorpo come marker nei test di laboratorio prognostici, utili a prevedere l’evoluzione della malattia nei singoli pazienti».