Un quadro in continua evoluzione. E’ quello dei processi di fusione e di istituzione delle Unioni di comuni in Toscana, dove, ad oggi, si contano 8 Comuni nati da fusione e 24 Unioni di comuni costituite. Nel territorio di Arezzo dal 2012 esiste l’Unione dei Comuni del Casentino di cui ci parla il presidente e sindaco di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini.
«Nel 2012 fu fatto il referendum per l’istituzione del Comune Unico del Casentino, che avrebbe dovuto raccogliere tutti i comuni della valle, ma la gente lo bocciò – così esordisce Tellini. Nel 2013 si tornò a parlare di fusione di comuni tra Pratovecchio e Stia, comuni contigui. La maggioranza dei cittadini dei due comuni al referendum consultivo votò sì: l’80% a Stia e il 75% a Pratovecchio. Fu un gran risultato». Da quel momento si mossero anche tutti gli altri comuni del Casentino con diverse proposte di fusione, nessuna delle quali andata in porto. Ad oggi tanto rumore per nulla. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2012, subito dopo che i casentinesi respinsero l’ipotesi del comune unico di vallata, il Pd del Casentino – che amministrava di fatto tutta la valle – ci riprovò sostenendo la fusione di tutte le realtà del territorio in quattro maxi-comuni. L’unico realizzato di quelli proposti sarebbe nato di lì a poco, era quello di Pratovecchio Stia; un altro doveva riunire Ortignano Raggiolo, Montemignaio, Poppi e Castel S. Niccolò. A questi due si sarebbero aggiunti il comune unico di Chiusi della Verna, Talla, Castel Focognano, Chitignano e il Comune di Bibbiena che avrebbe costituito da solo un maxi-comune.
E gli altri maxi-comuni che fine fecero? Dal 2012 ad oggi si è parlato molto di fusioni, ma mai nelle ipotesi paventate nel 2012 dal Pd del Casentino. Si è parlato e si parla di unioni a due, a tre, perfino di unione a 6 comuni. Sono solo speculazioni della politica o sono proposte concrete?
«Con queste fusioni abbiamo esagerato, nemmeno fosse una mania. Le proposte di solito partono dai consigli comunali o dai sindaci, ma parliamo della fusione a sei. È una speculazione, un’ipotesi morta prima di nascere. Una mattina il sindaco di Talla, Eleonora Ducci, è uscito con questo comunicato in cui proponeva la fusione a sei dei comuni di Talla, Chiusi della Verna, Chitignano, Castel Focognano, Ortignano Raggiolo e Bibbiena. Ipotesi stroncata e smentita già il giorno dopo dal Pd di Talla. Come si può pensare che Chiusi della Verna, Chitignano e Castel Focognano possano fondersi con Bibbiena che è così grande? Sarebbe stata un’annessione. Io sostengo che si debba parlare di fusione solo per comuni paritetici: vicinanza, stesse dimensioni e stesse intenzioni».
A volte quelle tra comuni limitrofi sono fusioni più problematiche di altre. È il caso di Bibbiena con Ortignano Raggiolo. Presidente, perché dopo un anno di lavoro la fusione non è andata a buon fine?
«Era partita bene. Nell’aprile 2015 iniziò il confronto tra i due comuni che spontaneamente volevano fondersi. Di comune accordo decisero di fare lo stesso percorso di Pratovecchio e Stia. Il 22 giugno 2015 nei rispettivi Consigli comunali ci fu una doppia delibera per la fusione. Inaspettatamente, poco dopo il comune di Bibbiena scrisse alla Regione Toscana, dichiarando che si sarebbe unito in un unico comune con Ortignano solo se anche Chiusi della Verna fosse entrato a far parte della fusione. Un colpo di coda per trasformare la fusione a due in un triangolo».
Qual era il significato di questa mossa?
«Penso che Bibbiena puntasse a Chiusi da tempo. D’altronde La Verna fa gola a tanti, si sa. È la seconda meta turistica per importanza del Casentino dopo Poppi. È all’interno del parco delle Foreste Casentinesi e ha il Santuario che porta migliaia di turisti ogni anno. Il sindaco di Bibbiena Bernardini provò anche a fare una raccolta firme a Chiusi della Verna per sostenere questa sua ipotesi di fusione a tre, ma poi risultò che non era conforme alle norme di legge imposte dalla Regione Toscana. Ovviamente non se ne fece nulla.Ad oggi gli unici comuni che hanno deliberato per una fusione a tre sono quelli di Chitignano, Chiusi della Verna e Castel Focognano, dove entro il 2017 sarà fatto un referendum consultivo dove i cittadini potranno esprimere la loro volontà in materia di fusione. È dal 2015 che parliamo di questa fusione. I nostri tre consigli comunali si trovano d’accordo e stanno lavorando per far sì che i rispettivi cittadini siano consapevoli del significato di fusione».
Sindaco Tellini, che cosa cambierebbe per i cittadini dei tre comuni se si facesse la fusione?
«Stiamo lavorando per definire la questione punto per punto. L’obiettivo è quello di risparmiare sì, ma senza perdere la forza e l’efficienza del comune. Pensiamo che non è il nostro comune che perde qualcosa, ma che si arricchisce e si espande. Noi sindaci vogliamo salvare tutte e tre le municipalità, i servizi ai nostri cittadini devono essere tutelati. Faremo dei gruppi di lavoro più stretti e itineranti. Non vogliamo smembrare la realtà di un territorio, tutt’altro. Nella mia squadra sono l’unico che ha l’architetto all’urbanistica: con la fusione lui si occuperà non più solo dell’urbanistica di Chiusi, ma anche di Chitignano e Castel Focognano. È una condivisione per far crescere tutti».
Parliamo della tutela della storia e dell’identità di un luogo: ha senso che proprio in Toscana, dove sono nati i Comuni, si parli di fusione, di scomparsa di queste unità territoriali?
«Non è una scomparsa, ma una crescita naturale. Una unione che fa la forza. Sta tanto anche nel nome. Chiusi non rinuncerà al nome del suo comune, e così come penso gli altri due. Vogliamo che al referendum del 2017 i nostri cittadini scelgano essendo consapevoli, vogliamo dare loro tutti gli strumenti e le informazioni utili».
Tellini, lei che si definisce “un uomo di partito” cosa ne pensa delle fusioni a freddo che il Pd vorrebbe istituire in sede regionale? Se in sede referendaria i suoi cittadini rifiutassero l’ipotesi di fusione, lei imporrebbe la fusione o arresterebbe tutto l’iter?
«L’accorpamento per decreto ancora è solo un’ipotesi. Come sindaco posso solo dire che prima di imporre la mia volontà, voglio parlare coi miei cittadini e cercare di trovare la soluzione migliore per tutti. Però non condanno neanche quei sindaci che hanno imposto la loro volontà per un sì o per un no. Il sindaco ha un grande potere, gli è stata data fiducia, è lui che guida. Per questo ha grande responsabilità , qualsiasi sia la scelta deve metterci la faccia senza coprirsi dietro ad un dito. In questo caso, il dito della Regione».