euro-soldi-bruciatiServiva evidentemente che Mps passasse in mano allo Stato per mettere tutti d’accordo, da destra a sinistra, sull’operazione trasparenza in merito ai grandi debitori della banca. Tutti, politica e società civile, invocano i primi 10, 100, 1000 nomi che hanno goduto di maxi prestiti senza restituirli andando ad ingolfare la pancia Mps di non performing loans, o crediti deteriorati, o prestiti malati per un ammontare complessivo di 47 miliardi. La commissione d’inchiesta del consiglio regionale della Toscana nei mesi scorsi non è riuscita a scovare i nomi, o non ha voluto renderli pubblici. Ci proverà con ogni probabilità la commissione parlamentare d’inchiesta, anch’essa invocata adesso da ogni parte politica.

Settore immobiliare e partecipate pubbliche Intanto ad abbassare il velo sui nomi dei grandi debitori ci pensa la stampa pubblicandoli nelle pagine di giornale. Nomi perlopiù noti in cima alla blacklist, nella stragrande maggioranza legati ad operazioni immobiliari, riconducibili a centrosinistra e centrodestra e all’intrigato mondo delle partecipate pubbliche. Ma andiamo per grado.

Il Sole 24 Ore cita la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia, la società elettrica, che “vanterebbe” con Mps un debito da 600 milioni poi convertito in azioni (la banca detiene attualmente il 17% della Nuova Sorgenia) al quale va sommata la svalutazione dei titoli pari a 36 milioni di euro. Tra i nomi anche l’ex immobiliarista Luigi Zunino in grado di farsi prestare, e non restituire, da Mps e altre banche, la bellezza di 3 miliardi. C’è poi Gianni Punzo con la sua Cisfi Spa, la finanziaria in cima al reticolo di società che ha realizzato l’interporto di Nola, avrebbe titoli in pegno con la banca senese per un ammontare complessivo di 11 milioni di euro. Altro disastro societario pagato a caro prezzo da Mps è quello della Btp, il general contractor della ditta Bartolomei-Fusi, “sponsorizzata” da Denis Verdini. Tra gli immobiliaristi il Sole 24 Ore cita poi Statuto dopo il pignoramento del Danieli di Venezia, e la famiglia di costruttori Mezzaroma con la Impreme noti a Siena anche per le vicissitudini sportive che hanno portato al fallimento del Siena Calcio. Da ben 10 anni peserebbe poi sulle casse di Rocca Salimbeni il progetto immobiliare abortito di Casalboccone a Roma, eredità dei Ligresti, ma anche la ristrutturazione del debito di Unieco. Tra i finanziamenti andati in default numerosi nuovamente i dossier immobiliari: gli ex immobili del fondo dei pensionati Comit e alcuni dei fondi di Est Capital che gestiva il progetto del lido di Venzia.

Le partecipate pubbliche toscane Capitolo a sé sono le partecipate pubbliche riconducibili nella stragrande maggioranza alla Toscana. Mps ha infatti in dote pegni o titoli in Scarlino Energia, Fidi Toscana, Bonifiche di Arezzo, l’Aeroporto di Siena e le terme di Chianciano.

Libero A far luce sul credito facile di Mps e sui benefattori è stato anche Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, che ha citato il gruppo Marcegaglia che sarebbe esposto per decine di milioni di euro con la Banca agricola mantovana, controllata da Mps. E tra le controllate anche la Sansedoni Siena Spa, la Robinie Spa, la Marinella Spa, la Beatrice Srl, la New Colle Srl, Una spa (hotel), Euro srl, Il Forte spa, il Gruppo Fenice i cui debiti nei confronti della banca sono stati o congelati o trasformati in azioni e ricapitalizzazioni o, nel peggiore dei casi, non più recuperabili causa fallimento.

Le partecipate pubbliche romane Nel capitolo a parte delle municipalizzate Libero cita anche l’Interporto Toscano A. Vespucci spa, dove è stato convertito in azioni un credito vantato e non pagato di 4,8 milioni di euro, per poi spostarsi a Roma con Acea e Metro C e Atac, la società di trasporto locale della capitale.

Anche Gruppo Merloni e Alitalia Anche Il Corriere della Sera cita la famiglia Mezzaroma per poi passare al Comune di Colle Val d’Elsa, nel senese, per il fallimento di una costosa operazione immobiliare (la fabbrichina ndr). In ambito immobiliare ci sono poi Antonio Muto che vanterebbe un debito da 14 milioni su un prestito di 27 per costruire alberghi e parcheggi a Mantova. Tra le società finanziate e poi entrate in crisi, si cita la Risanamento di Luigi Zunino. La Repubblica rivela infine che nella lista di chi ha goduto dei prestiti facili senza restituirli ci siano anche il Gruppo Merloni e Alitalia.

Due spunti e accapo Ce n’è e ce ne sarà per tutti i gusti insomma. La sensazione è che tra i tanti, di ogni parte politica, che oggi invocano la verità e la trasparenza più di qualcuno potrebbe domani mordersi la lingua. Ma ciò che rimane un mistero, e qui invocherei onestamente le stesse verità e trasparenza, è come sia stato possibile recarsi in una banca e avere prestiti miliardari così facilmente. Di chi è la colpa? Chi sono i responsabili? Chi non ha vigilato? Queste sono le domande di chi oggi paga un mutuo.