Bruno Bernacchia
perazzoli
Jacopo Perazzoli

E’ Jacopo Perazzoli, 30enne milanese il vincitore della prima borsa di studio “Bruno Bernacchia” assegnata ad Arezzo e ideata da un gruppo di amici dello scomparso Bernacchia per onorare la memoria di un «socialista libertario ricco di umanesimo e delicato poeta». Per il vincitore un premio di 3mila euro grazie alla tesi di dottorato su “L’evoluzione politica, programmatica ed ideale nel socialismo europeo degli anni 50. I casi del Labour Party inglese, della Socialdemocrazia tedesca e del Partito Socialista Italiano”, individuato dalla giuria come l’elaborato più meritevole per rigore e robustezza scientifica, originalità, chiarezza espositiva e attinenza alla finalità della borsa di studio.

Perazzoli: «Premiare i giovani umanisti italiani, in un momento storico come questo, è controcorrente» «Questo premio è stata una sorpresa dall’inizio alla fine –  racconta ad agenziaimpress.it Perazzoli – . Prima di tutto per l’ambito di ricerca scelto. È raro che sia dato un così ampio spazio alla storia dei movimenti e dei partiti politici italiani anche di un passato lontano dagli onori della cronaca. Poi per questa vittoria: sono onorato. Sapere che il mio studio è stato apprezzato,ed è addirittura piaciuto più di tutti gli altri in concorso, è una grandissima soddisfazione. Un’iniziativa culturale di questo genere nel nostro Paese è qualcosa di incredibile. Premiare i giovani umanisti italiani, in un momento storico come questo in cui siamo quasi tutti costretti a spostarci all’estero per poter proseguire le nostre ricerche, è a dir poco lodevole. È controcorrente». Jacopo Perazzoli, classe 1986, dopo essersi specializzato all’Università di Milano ed aver conseguito il Dottorato di Ricerca in Scienze Storiche all’Università degli Studi del Piemonte Orientale, ora collabora con il dipartimento di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di Milano come cultore della materia. Quella di Perazzoli è una passione dalle radici lontane: «Penso di aver iniziato ad appassionarmi alla storia grazie ai racconti di mio nonno, soldato nella Seconda Guerra Mondiale. Da allora non ho più smesso di amare le storie e la Storia. Crescendo ho coltivato questa passione al liceo e poi all’università. Fino a trasformarla nella mia professione, nella mia vita». L’idea di specializzarsi in Storia del Socialismo parte da lontano: «Diciamo che mastico la materia da diverso tempo – spiega – Già alla triennale avevo presentato una tesi sul PSI negli anni ’70. Poi alla laurea magistrale mi ero specializzato nella storia del Socialismo tedesco. Una volta giunto al Dottorato era chiaro cosa dovessi fare: ho unito le mie ricerche passate affiancandole a delle nuove. L’obiettivo è stato scovare le assonanze e le differenze dei partiti socialisti a partire dagli anni ’50. Per poi capire quali meccanismi hanno innescato tutta la progettualità politica che ha reso il Partito Socialista Italiano, quello tedesco e quello inglese protagonisti dello scenario politico degli anni ‘60 e ’70. In questa ricerca mi sono distaccato dall’approccio abituale della storiografia italiana degli ultimi tempi, che tende ad isolare il PSI dai suoi contemporanei europei. Ho voluto fare proprio l’opposto inserendo appieno il PSI nella più ampia stagione del socialismo europeo. Guardare oltre al nostro caso nazionale, al nostro ‘giardino’, può permetterci di rivedere e ripensare la storia del nostro Paese da un’altra prospettiva».

CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA PSI ANNO 1978 BETTINO CRAXI CLAUDIO SIGNORILE RINO FORMICA (De Bellis/de Bellis, TORINO - 1978-03-29) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Vincitore scelto all’unanimità Il Comitato scientifico, formato dai docenti universitari Anna Lucia Denitto e Federico Mazzei, dal giornalista de Il Corriere della sera Sergio Rizzo e da due dei promotori della borsa, Carlo Forbicioni e Marco Manneschi, ha assegnato all’unanimità il premio a Perazzoli. «Tutti gli elaborati in concorso erano eccellenti, degni di nota o menzione, ma sulla scelta del vincitore siamo stati tutti d’accordo». A parlare è  Forbicioni, promotore della borsa di studio e membro del comitato scientifico. «L’ultima giornata di esame l’abbiamo dedicata tutta alla discussione. Questo sì che sarebbe piaciuto a Bruno. Volevamo esattamente questo: ricordarlo nel segno della cultura, con un dibattito altissimo. Il lavoro di Perazzoli è stato scelto perché è quello che più di ogni altro sposa lo spirito della borsa di studio. Ritrovare lo stesso entusiasmo di Bruno nelle parole degli scritti dei giovani studiosi di oggi è stata la soddisfazione più grande». La Commissione, ritenuti meritevoli ed apprezzabili tutti gli elaborati, ha sottolineato in modo particolare l’eccellenza scientifica di quelli di Francesca Antonini, “Cesarismo e bonapartismo negli scritti di Antonio Gramsci” e di Nicola Sbetti, “Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell’Italia del secondo dopoguerra (1943-1953)”. La Commissione ha ritenuto meritevoli di menzione gli elaborati: Ermes Antonucci, “Giustizia, magistratura e politica: la prospettiva liberale del “Mondo” di Pannunzio”; Caterina Pesce, “Alla vigilia della 180. L’Ospedale Psichiatrico di Arezzo”; Andrea Pozzetta, “Essere comunista tra Italia e Unione Sovietica. Luigi Longo. 1922-1969”. I promotori della borsa di studio “Bruno Bernacchia” si sono avvalsi della collaborazione della Sissco, Società Italiana per lo studio della storia contemporanea, apprezzando il contributo dei due docenti soci della stessa che, in giuria, hanno garantito un’assegnazione che si distingue per serietà e autonomia di giudizio.

Fabbrica di storia, in autunno il simposio nazionale ad Arezzo «Quello che è stato premiato – aggiunge Manneschi – non è solo uno lavoro che confronta l’evoluzione del PSI, del SPD tedesca e Labour Party inglese durante gli anni Cinquanta, ma è uno studio che mostra una stagione politica in cui a dominare era la cultura del progresso, in cui la politica era pronta a riconoscere anche le ragioni degli avversari ed era lontana dall’assolutismo imperante dei nostri tempi. Era un socialismo genuino, come quello di Bernacchia. Cimentarsi nella lettura di tutti questi lavori mi ha fatto tornare indietro nel tempo, ho ricordato gli inizi della mia attività politica. La verità è che davvero tutti gli studi in concorso sono di un livello elevatissimo. Meritano tutti di essere premiati, di avere un riconoscimento. Per questo, in occasione delle cerimonia di premiazione di questa prima edizione, stiamo organizzando un simposio nazionale. Il prossimo autunno vogliamo ospitare ad Arezzo tutti i 20 studiosi in gara per un grande evento di culturale: lezioni, dibattiti, ospiti importanti. Una vera fabbrica di storia, dove grazie al sapere delle giovani eccellenze italiane, possiamo comprendere il nostro presente e progettare il nostro futuro».

Bruno Bernacchia
Bruno Bernacchia

Ma chi era Bruno Bernacchia? Un aretino speciale, attivo nel Partito Socialista Italiano dalla metà degli anni ’60, poeta e studioso di filosofia. Bruno Bernacchia ha lasciato ad Arezzo una scia di ricordi straordinari, perlopiù legati al suo impegno politico che ne fecero un personaggio libero e un pensatore anticonformista, apprezzato per lo spiccato senso civico e l’indipendenza di giudizio. Nato a Panicarola sul Lago Trasimeno nel 1944 da una numerosa famiglia contadina, si diploma ragioniere a Perugia e si trasferisce ad Arezzo, dove divide la sua vita tra il lavoro nella grande azienda di confezioni Lebole-Marzotto e la politica, alla quale si dedica prima  nel ruolo di segretario provinciale del Psi e poi di Capogruppo in Consiglio Comunale ad Arezzo. Negli anni ’80 si batte fortemente per la realizzazione del nuovo Ospedale unico ad Arezzo, l’odierno San Donato. Punto di riferimento per il movimento politico e per quello sindacale, Bruno Bernacchia credeva fermamente nel valore della rappresentanza e della tutela: resta ancora nella memoria degli aretini l’episodio che negli anni ’90 lo portò fino a Sofia per far scarcerare un dipendente della Lebole, detenuto ingiustamente nelle prigioni bulgare. Pungente, ironico e dissacrante, amava condividere il proprio pensiero con gli amici più cari, anche per nottate intere. Bruno Bernacchia ha trascorso la sua esistenza da uomo profondamente laico. Studioso della filosofia classica, amava mettersi in discussione e confrontarsi, indagando instancabile il proprio pensiero e quello altrui. Storico e studioso della Prima Repubblica, analizzava instancabile il passato e il presente politico italiano. Uomo passionale, Bernacchia ha lasciato una raccolta di poesie, “Con ali di farfalla”, dove con un linguaggio semplice e intenso ha racchiuso i propri ricordi, gli affetti, le emozioni passeggere e le donne della propria vita.