Una delle fiabe europee più conosciute al mondo raccontata con pungente ironia, profonda leggerezza e una fresca originalità. E’ il “Cappuccetto Rosso” dalla Compagnia Atacama di Roma, lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Nuovo di Pisa venerdì 10 novembre alle 10 nella matinée dedicata in particolare alle scolaresche, ma aperta a tutti e poi in serata alle 21.00 nell’ambito di “NavigArte. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar”,il festival nato nel 2011 da un’idea di Movimentoinactor/Con.Cor.D.A. con la direzione artistica di Flavia Bucciero, sostenuto da Regione Toscana/R.A.T. (Residenze Artistiche della Toscana), Fondazione Pisa, Comune di Pisa, UniCoopFi Sezione Soci di Pisa e realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione Cerratelli, e l’Università di Pisa.
Lo spettacolo Il punto di partenza è la fiaba, ma il punto di approdo l’esplorazione del contrasto tra il mondo luminoso e sicuro del villaggio e quello oscuro e insidioso della foresta. Nelle intenzioni degli autori “andare nel bosco diventa la metafora del percorso che ogni individuo deve affrontare per crescere, lasciando la sicurezza dell’infanzia per diventare adulto. Attraversare, incontrare il lupo e disobbedire, è dunque un modo per aprirsi alle possibilità che scaturiscono dal percorrere strade altre, errare per sentieri sconosciuti e interrotti e procedere verso la meta dello svelamento del sé, attraverso un continuo sviamento, una irriducibile erranza. In scena tre diverse Cappuccetto Rosso. Hanno caratteri e qualità differenti e reagiscono ognuna a modo proprio al compito affidatagli dalla mamma e all’incontro con il lupo, determinando tre possibili differenti storie. Anche il lupo ha lo stesso spettro di possibilità e può manifestarsi come aggressore che inganna e uccide, come amico e guida che conosce il bosco e aiuta la bambina a percorrerlo, come opportunità di incontrare suo tramite la parte selvaggia, l’istinto che è in lei. L‘allestimento scenografico prevede il pavimento ricoperto di foglie, un mare verde che le danzatrici possono muovere e spostare ad ogni passo, lasciando tracce e sentieri, dentro cui le protagoniste possono immergersi, scomparire e riemergere. La danza/poesia fisica si fonde con un lavoro di costruzione pittorico e visionario sull’immagine. L’uso della parola fuori campo di Alessandro Fabrizi e del suono si armonizza con le musiche originali. Il risultato è uno spettacolo che incanta, racconta e diverte.