Una telefonata tra la Capitaneria di porto di Livorno e il comandante Francesco Schettino nella notte di venerdì 13 gennaio scorso che pesa come un macigno sulla condotta dello stesso Schettino nella gestione della evacuazione dei passeggeri della Costa Concordia gettando ombre pesanti sul suo operato. Ad ascoltarla appare, infatti, evidente l'assenza dell'alto ufficiale a bordo e le sue titubanze nel risalire sulla nave per fare il suo dovere. "Torni a bordo, è un ordine", gli impone il comandante Gregorio De Falco da Livorno. Lui risponde di si ma non risalirà mai più sulla sua nave. 

La telefonata «Lei va a bordo della nave e mi riporta quante persone ci sono»
«In questo momento la nave è inclinata»
«Ci sono già dei cadaveri»
«Quanti cadaveri ci sono?»
«Me lo deve dire lei quanti ce ne sono»
«Ma si rende conto che è buio e qua non vediamo niente»
«E che vuole ritornare a casa Schettino?»

Il dialogo è solo riportato in parte ed è quello tra il comandante della capitaneria di porto di Livorno De Falco ed il comandante della Nave Costa Concordia Schettino. La telefonata registrata sta facendo il giro del mondo, si è svolta durante la difficile operazione di evacuazione dopo il naufragio al Giglio. Poi il comandante Schettino non è mai ritornato a bordo.

Arresti domiciliari Intanto, dopo tre giorni di fermo, il Gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, ha deciso nel pomerggio gli arresti domiciliari per Francesco Schettino, dopo che stamani era stato ascoltato dal Pubblico Ministero. Per il giudice non i sono più i pericoli di inquinamento delle prove e l'ufficiale può tornare nella sua Meta di Sorrento.
 
Ascolta qui la telefonata integrale

Ascolta qui la seconda telefonata