Il Natale non è propriamente quello di pace e fratellanza all’interno del Pd senese alle prese con le primarie parlamentari (leggi) ma, soprattutto, con quelle che sanciranno il candidato sindaco per le prossime amministrative del 2013. Dichiarazioni e accuse hanno sostituito i doni anche se, a dire il vero, non c’è lo stesso stupore dell’aprire un regalo a scoprire che i veleni non mancano all’interno del partito. E stavolta il “duello” a mezzo stampa e social network e tra Simone Vigni e Bruno Valentini, il primo responsabile organizzazione dell’unione comunale senese, il secondo candidato alle primarie del centrosinistra per l’elezioni amministrative (leggi). Entrambi, però, renziani della prima ora.
 
Il j’accuse di Vigni: «le cose non sono come vuoi far credere»«Leggo ormai da oltre dieci giorni i continui interventi di Bruno Valentini. Interventi di cui mi sorprendono i toni e i contenuti, ma soprattutto mi sembrano anni luce distanti dalla persona misurata e corretta che ho sempre conosciuto. L’ultimo tuo post su Facebook mi ha gelato il sangue nelle vene. Parli di unità, di serenità, di condivisione nel partito, ma al contrario, in ogni parola si legge, tra le righe, rancore, vecchio modo di fare politica e passato. Mi dispiace Bruno, ma è inaccettabile che tu metta nello stesso piano chi, per ragioni familistiche e interessi personali, ha fatto Commissariare il Comune capoluogo e chi, dopo neanche un anno di governo, è stato costretto a dimettersi per mano di sette consiglieri, eletti nel Pd. Mi aspettavo che tu da sindaco capissi, più di altri, quanto quell’atto vergognoso abbia fatto male alla città e provocato un danno gravissimo ai senesi. Non lo dico io, ma lo dicono i cittadini che si lamentano di essere stati lasciati da soli, lo dice chi opera nel sociale e deve affrontare in completa solitudine una fase difficilissima, lo dice chi avrebbe bisogno di un Comune vicino, che decide, che ascolta, che porta avanti un programma e azioni serie di rilancio e oggi invece si trova a fronteggiare questi mesi senza punti di riferimento. Come puoi pensare di cancellare tutto questo? Come puoi pensare che i senesi siano disposti a veder tornare quelle stesse persone in Comune? Mi dispiace, ma quella che tu chiami unità, è solo un tentativo di far tornare in auge le stesse facce, cercando di nasconderle fino all’ultimo per non perdere consenso. E poi veniamo ai tuoi attacchi sulla chiusura del Partito. Tu sei la migliore testimonianza di quanto il Pd a Siena sia una forza aperta e disponibile al confronto. Basti pensare che tutto il Pd ha salutato la tua candidatura in maniera positiva, dandoti la possibilità di partecipare, prorogando i termini per la presentazione delle firme e mettendoti nelle condizioni migliori per raccoglierle, nei tempi previsti. Il Pd e le altre forze della coalizione sono andati anche oltre, raccogliendo il tuo invito a posticipare le primarie, fissandole il 20 gennaio. Se fosse stato un partito chiuso, tu oggi avresti di che lamentarti, ma fortunatamente le cose non sono come vuoi farle credere tu. Veniamo alle firme. Sono giorni che continui a “strumentalizzare” il numero di firme necessarie per candidarti. Ti ricordo e lo ricordo a chi non lo sa che bastano 44 firme dell’assemblea o quelle dei 412 iscritti per candidarsi. Numeri lo ribadisco del tutto sostenibili per chi si candida alla guida di una città come Siena. Veniamo poi al passaggio che più ritengo oltraggioso, quello delle ritorsioni professionali a non si sa chi. Prima di tutto ti chiedo per chiarezza e per trasparenza di fare nomi e cognomi di chi in questi anni ha subìto quelle che tu chiami “ritorsioni professionali e occupazionali”. Credo che se c’è una cosa che deve finire in questa città è il “dire e non dire”; il malcostume delle calunnie in forma anonima e il portare avanti maldicenze che non trovano realtà nei fatti. Io credo che siano in tanti, invece, quelli che in passato ricoprendo ruoli di primo piano a livello istituzionale e politico abbiano “usato” il partito per fare carriera, magari in Banca o per “posteggiare” figli e amici qua è là. Io credo Bruno che questo sia il malcostume da combattere, impegnandosi tutti affinché il merito e il talento siano riconosciuti al di là delle conoscenze e dei ruoli. Le primarie, come dimostrano quelle nazionali alle quali nella sola Siena hanno partecipato in circa 7 mila, sono un’opportunità grande di confronto, di democrazia e di discussione sul futuro della città. Ti chiedo solo una cosa: spiegaci quale è la tua visione della Siena di domani, vai dritto al punto con trasparenza e cercando di dare, con serenità ed entusiasmo, il tuo contributo, senza veleni e con toni più rispettosi e pacati nei confronti di tutti».
 
La risposta di Valentini: «non parlo per conto terzi» «La discussione su cos'è accaduto a Siena e dintorni in questi anni non può limitarsi agli addetti ai lavori ed appartiene alla città, ed in fondo a tutti i senesi la cui vita dipende dalla qualità del governo del capoluogo. Quanto è avvenuto in questi anni finirà sui libri di storia per la gravità e la profondità di cosa è stato rovinato e sciupato dopo i decenni se non i secoli che sono stati necessari per costruire questo patrimonio di bellezza e di benessere diffuso. La classe dirigente, non solo in politica, deve rispondere di quanto commesso a e contro Siena. La sentenza più raggelante l'ha emessa pochi giorni fa il presidente di BancaMPS, Alessandro Profumo, quando ha ammesso che negli ultimi 5 anni la banca ha fatto solo 50 milioni di profitti veri mentre il resto dei dividendi era il frutto di ardite operazioni finanziarie e contabili. A maggio io avevo scritto che: “molte operazioni societarie e finanziarie compiute dalla banca ed avallate dalla Fondazione non avevano in realtà creato nuovo valore ma solo alterato la contabilità aziendale evidenziando utili gonfiati oppure condizionati ad enormi rischi occultati e/o rinviati a tempi successivi. Ciò ha comportato lo stravolgimento della natura stessa di BancaMPS, culminato con l’acquisto incauto e strapagato di Banca Antonveneta, ed inoltre la produzione e conseguente distribuzione agli azionisti di utili “di carta”. Non ero solo io a pensarlo ma una sorta di censura o di collusione strisciante ha impedito una piena presa di coscienza collettiva. Le conseguenze dell'economia del debito su cui ha ruotato Siena negli ultimi anni stanno producendo un impoverimento generalizzato, aggravato da tasse insopportabili, quasi pari a quelle di un Comune in dissesto di bilancio. L'ingiustificabile tradimento della maggioranza al Comune di Siena non ha prodotto questi problemi ma li ha esasperati e non può diventare l'alibi per impedire un ragionamento serio sui guasti di un sistema consociativo che durava da anni, che ha mortificato il merito e le competenze. Conosco bene la base del PD e ne apprezzo la serietà e l'attaccamento ai valori della buona politica, ma ritengo che ci sia stata una scarsa informazione sullo sviluppo dei fatti nonchè una gestione autoritaria, che hanno ridotto progressivamente la partecipazione, allontanato energie ed allargato il solco con la gente comune. Una vasta parte dell'opinione pubblica guarda con diffidenza e con malumore ai giochetti della vecchia politica ed in particolare a sinistra in molti si sentono smarriti. C'è un'autentica ossessione nel conservare il potere a qualunque costo e nel leggere il dissenso solo come manovre per sostituirsi nel comando. Ho offerto alla città la possibilità di allargare il dibattito sul che fare ed al centrosinistra di poter recuperare credibilità in modo da mantenere il diritto ad amministrare il governo della comunità. Non parlo per conto terzi. Negli stessi giorni in cui il PD provinciale sceglie giustamente i candidati al Parlamento senza rispettare i numeri delle firme necessarie, a Siena non mi viene riconosciuta la possibilità di cercare le 1500 firme di cittadini, confinandomi in un percorso blindato interno al PD, con le firme per Ceccuzzi già raccolte da settimane, cercando di far dipendere la mia candidatura da coloro che vengono additati come traditori. Questa protervia insieme alla riluttanza a riconoscere gli errori fatti assumendone veramente la responsabilità, sono la via giusta – lo dico soprattutto agli elettori del centrosinistra- per perdere il governo della città».