Un canto di Natale per bambini dal testo modificato. È ciò che ha scaturito la successiva scia di polemiche per la scuola d’infanzia ‘Fabrizio De Andrè’ di Pisa dove durante la recita, secondo quanto denunciato in una nota dal Comitato famiglia scuola educazione, dalla canzoncina sarebbero scomparsi i riferimenti religiosi contenuti nel testo. «Perché non aboliamo il Natale come in Somalia? – è scritto polemicamente in una nota del comitato – Forse solo perché il Pil ne guadagna con la corsa ai regali e le tante luci fanno girare i contatori. La strada è già preparata e si parte proprio con le nuove generazioni quando in una scuola materna la canzoncina di Natale (si può usare ancora la maiuscola?) viene depurata dai riferimenti al festeggiato».
La denuncia Oggetto del contendere alcune modifiche al testo della canzone dell’Alfabeto di Natale: «La M di Magi diventa di magia – ha proseguito il comitato – e la U di ‘un bambino che nasce’ diventa la U di ‘un bambino che aspetta’ (cosa?), ai censori del Natale politically correct è sfuggita la G di grotta forse pensavano si riferisse al gustosissimo formaggio! Se viviamo nel 2015 d.C. (cioè dopo la nascita di Gesù Cristo), che senso ha negare la U di ‘un bimbo che nasce’, specialmente insegnando una canzone sul Natale, che anche etimologicamente significa nascita?. Operazioni come questa – ha concluso il Comitato pisano – contraddicono le più basilari regole della pedagogia dell’educazione alle differenze: nascondere o edulcorare le differenze ha chiaramente l’effetto di evidenziarle e alimentare. Tentare di rimuovere gli elementi religiosi da una festa che ha origini religiose e un valore di tradizione storico culturale millenario è equiparabile a vietare il presepe a scuola».