In attesa che il Consiglio d’Amministrazione di Mukki comunichi ufficialmente quale delle offerte del progetto di fusione fatte entro la mezzanotte di sabato scorso sarà accettata, la Centrale del Latte di Torino ha presentato questa mattina la propria idea di possibile partnership con la Centrale del Latte di Firenze. «Quella nostra più che un’offerta è una proposta. – ha spiegato Riccardo Pozzoli, amministratore delegato della Centrale del latte di Torino -. Le centrali del latte di Firenze e di Torino hanno una storia molto simile: nascono per iniziativa dei sindaci locali, La Pira a Firenze e Coccio a Torino, e nascono per difendere la qualità locale del latte per distribuirla poi alla popolazione della città. Il fatto che si possano aggregare è un passo enorme in questo settore che è estremamente parcellizzato, si può mettere insieme i territori che ognuna di queste aziende occupa,e non ci sono sovrapposizioni, si può mettere insieme i prodotti su questi territori, e sono prodotti non uguali, per pura combinazione. Ci vuole anche un po’ di fortuna in certe cose e Firenze fa delle cose che Torino non fa e che potrebbero essere distribuite da Torino che opera nei mercati della Liguria, del Piemonte e del Veneto, quindi per Firenze significherebbe un allargamento di mercato molto importante. Poi c’è soprattutto nella storia delle due centrali una radicalizzazione territoriale fortissima in quello che è l’acquisto della materia prima: in Toscana c’è il Mugello, noi abbiamo il Carmagnolese che è una zona vocata alla produzione di latte dove ci sono i nostri produttori, alcuni alla terza generazione che ci danno il latte. Metterle insieme è un progetto che sicuramente avrebbe un grande significato».
Garanzie occupazionali «Nulla in sostanza– ha aggiunto Riccardo Pozzoli ha chi gli ha domandato cosa cambierebbe con il progetto di integrazione delle due centrali a livello di produzione agroalimentare e per i lavoratori – Siccome noi siamo quotati in borsa, quello che abbiamo previsto noi è un’aggregazione che consenta agli attuali azionisti della centrale di Firenze di avere delle azioni quotate il che è sicuramente un vantaggio visto che per definizione sono liquide ma a livello locale non cambia nulla. In tutta la nostra politica che è cominciata da Torino e poi si è allargata alla riviera e poi a Vicenza abbiamo mantenuto il management locale, l’occupazione locale, i dirigenti locali. Il nostro è un modello molto diverso dagli altri, non è un modello centralizzato, è un modello che fa leva sulle possibilità delle tradizioni locali. Il vantaggio è che si può fare economie di scala negli acquisti di macchinari, impianti, servizi, si può fare una cosa molto interessante che è nata negli ultimi anni fronte comune nell’esportazione per la Cina. Siamo importatori diversi, la Cina è talmente grande, c’è posto per tutti ma possiamo creare una testa di ponte in Cina stabile. Possiamo mettere insieme la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e possiamo commercializzarli su un’area più vasta. Questo non vuol dire che chiuderemo stabilimento, non l’abbiamo mai fatto se non per trasferirlo: lo abbiamo fatto a Vicenza, abbiamo recuperato tutti i dipendenti, abbiamo fatto uno stabilimento bellissimo, però non abbiamo mandato via nessuno. Nelle aziende per noi è molto importante che il management sia locale perché conoscono abitudini e sono conosciuti a loro volta dai cittadini».
Il debito non preoccupa «Sicuramente sì» ha concluso Pozzoli rispondendo ad una domanda se Mukki in questa ottica manterrà il proprio marchio. Insieme all’Ad di Centrale del Latte di Torino era presente questa mattina anche il presidente Luigi Luzzati. «Abbiamo presentato questa manifestazione di interesse non vincolante fra Centrale del Latte di Torino e Mukki – ha aggiunto Luzzati –. Abbiamo chiamato il nostro progetto Centrale del Latte d’Italia e siamo convinti che questa aggregazione fra Centrale del Latte di Firenze e quella di Torino abbia una serie di vantaggi: la quotazione in borsa, la creazione del terzo polo lattiero-caseario italiano, la tutela e valorizzazione dei siti produttivi e della filiero agroalimentare del Mugello, un’autonomia del management e la salvaguardia occupazionale e sinergie commerciali ed industriali. Tecnicamente si tratterebbe una fusione fra le due società: Centrale del latte di Torino e Centrale del latte di Firenze e la società cambierebbe nome in Centrale del latte d’Italia . Il tutto sarebbe sottoposto ai controlli di Consob e dei mercati finanziari. Se la nostra proposta sarà accolta andremo a vedere il valore della Mukki. I 41 milioni di debiti della Mukki? Conosciamo i dati della Centrale del latte di Firenze del 2013, abbiamo avuto un miglioramento noi nel 2014, auspichiamo che ci sia stato un miglioramento anche per Firenze. Gran parte del debito di Firenze è a medio-lungo termine, ed è legato al nuovo stabilimento. Con questo progetto auspichiamo un miglioramento patrimoniale per Firenze. Non vorremmo fare questo progetto per far vivacchiare la centrale del latte di Firenze. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi che si è esposto per Granarolo? Ci giochiamo la partita, pensiamo di avere delle carte che Granarolo non ha».