FIRENZE – Il fronte contro la multiutility regionale si allarga. Dopo i comitati civici, è il turno della politica, Sinistra Toscana e M5S.
A tutto ciò si aggiungono anche alcune amministrazioni comunali, che non hanno mai visto di buon occhio il progetto di una società multiservizi, con Alia capofila. I consiglieri comunali pentastellati, nei centri interessati (quindi per il momento la fascia centrale della Toscana), hanno presentato una mozione per chiedere il ritiro delle delibere che prevedono l’incorporazione delle società Consiag, Acqua Toscana e Publiservizi in Alia, e la convocazione di Consigli comunali straordinari.
A margine, il Movimento, per voce del consigliere regionale Silvia Noferi, ha ricordato le presunte criticità dell’operazione, “quali le perplessità sulla mancanza della procedura di controllo chiamata Due Diligence, l’arbitrarietà di come è stato determinato il valore di concambio stabilito su previsioni pluriennali anziché sulle reali consistenze finanziarie e patrimoniali”, e si è soffermato una sentenza del Tar del 2015, che aveva impedito l’alienazione delle quote del Comune di Barberino (Firenze) dalla Consiag: “le reti idriche – al pari degli altri beni demaniali – sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti da parte dei terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano”.
“Allo stesso modo oggi la fusione per incorporazione di Consiag in Multiutility comporterebbe una cessione di beni demaniali – fa notare lo schieramento pentastellato -, dato che la fusione per incorporazione nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 13 luglio 2021 afferma il principio che le operazioni di fusione per incorporazione comportano la piena successione, quindi il trasferimento all’incorporante, dell’intero patrimonio della società incorporata”.
La conseguenza per il M5S è manifesta: “Le norme sulla inalienabilità dei beni demaniali sono norme imperative, la cui violazione è di estrema gravità, tale da rendere nulla tutta l’operazione di fusione”.