Uno studio dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena evidenzia le cause del rialzo del prezzo del grano. Prevedibile un aumento fino a 10 $ a balla (+35% circa, rispetto ai 7,40 $/balla attuali). Scorte in calo del 10% anche per la scelta di colture alternative (proteoleaginose e mais) per produzione di bio-etanolo. Il blocco delle esportazioni russe deciso a causa degli incendi che hanno distrutto i raccolti del paese ha generato forti pressioni sul prezzo del grano che a inizio agosto ha superato di 8,50$ a balla (circa 31 centesimi di $ a Kg), toccando i valori raggiunti a luglio 2008, per poi ritracciare verso i 7,40 $ attuali. Per il 2010 il totale delle esportazioni mondiali diminuirà di circa il 6% rispetto al 2009 attestandosi a 124,5 Mln di t. Forte la contrazione delle esportazioni dei paesi Ex-Urss (-57,9% a/a nel 2010), mentre la Russia nel 2010 coprirà solo il 2% delle esportazioni mondiali rispetto al 14% del 2009 e nel 2011 il paese rischia di passare da esportatore netto a importatore netto. La Russia, non solo ha annunciato il blocco delle esportazioni anche per una parte del 2011 ma, per evitare una forte inflazione interna sui generi alimentari, avrebbe già deciso di importare un quantitativo fra 1,5 e 5 tonnellate di grano.


Quotazioni – Il taglio delle esportazioni russe non rappresenta però l’unico fattore dal lato dell’offerta responsabile dei rialzi del prezzo del grano e la spinta sul prezzo del frumento rischia quindi di non esaurirsi, con le quotazioni che potrebbero raggiungere i 10$ a balla (un aumento di circa il 35% rispetto alle quotazioni attuali). Tra i 5 maggiori esportatori mondiali (Usa, EU, Australia, Canada, Argentina) Australia ed Argentina, che insieme coprono circa il 20% delle export complessive, potrebbero infatti vedere ridotti i propri raccolti a causa della siccità che sta interessando l’emisfero sud del globo terrestre. Anche le scorte, dopo due anni di forte crescita (+ 32,6% nel 2008 e +17,2% nel 2009), quest’anno subiranno un calo di quasi il 10% contribuendo così alla scarsità dell’offerta.


Ripercussioni – Inoltre nei prossimi anni la domanda di grano dovrebbe continuare a crescere in linea con l’aumento dei redditi nei paesi in via di sviluppo, generando ulteriori pressioni sui prezzi. Negli ultimi 10 anni il consumo mondiale di grano è infatti cresciuto di quasi il 15% e le dinamiche di lungo termine per la domanda di grano vedono una buona crescita nei paesi in via di sviluppo in linea con la crescita della popolazione e del reddito (in particolare Africa Sub-Sahariana, Egitto, Pakistan, Algeria, Indonesia, Filippine e Brasile). L’Egitto dovrebbe rimanere il principale importatore mondiale, mentre un buon aumento della domanda è atteso da Arabia Saudita, Vietnam ed Indonesia. Infine in alcuni paesi avanzati esportatori di grano, in particolare Usa e Canada, la superficie coltivata a grano sta decrescendo, a causa della competizione con altre colture che hanno ottenuto forti miglioramenti genetici (soia e mais in primis), dell’avvento del bio-etanolo (prodotto con il mais) e delle malattie che colpiscono più frequentemente il grano. La quota di esportazione degli Usa per i prossimi 10 anni è prevista in calo su valori che si dovrebbero attestare sul 16%, subendo la concorrenza di paesi quali Cina, Argentina e paesi dell’Ex-URSS. I paesi più colpiti dall’aumento delle quotazioni del grano saranno quelli la cui domanda è scarsamente sensibile al prezzo, ovvero i paesi in via di sviluppo tra cui l’Egitto, principale importatore mondiale (con il 7% delle importazioni) e primo importatore del grano russo con una quota pari al 28% delle esportazioni provenienti dalla Russia.


Italia – L’Italia è un importatore netto di grano. Le importazioni hanno una relazione negativa con l’andamento del prezzo del grano, a dimostrazione che la domanda italiana di grano è piuttosto rigida al variare del prezzo. Nel 2009 l’Italia ha importato la maggior quota di grano dalla Francia (25%), seguita dal Canada (14%) e dalla Germania (9%).  La quota di grano acquistata da Russia e Ucraina si aggira intorno al 4%. La relativa sicurezza dei fornitori di grano (paesi UE o grandi esportatori come Canada, Usa ed Australia), non dovrebbe portare a rinegoziare i contratti o a carenze negli approvvigionamenti.


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