Non ci sarebbero solo piccoli aspetti burocratici alla base del rinvio da parte del Cda del nuovo piano di risanamento per Banca Monte dei Paschi di Siena (leggi).  A Darne conferma il portavoce del commissario alla concorrenza Joaquin Almunia: «Sull'accordo Almunia-Saccomanni su Mps si sono fatti molti progressi ma ci sono ancora aspetti da chiarire». Al termine del Cda una nota di Rocca Salimbeni motivava il rinvio con la «necessità di completare l'iter formale da parte della Commissione Europea» garantendo comunque che «i lavori tecnici di messa a punto» del piano erano terminati ma non era stata finalizzata «la fase formale istruttoria tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Commissione Europea». Di fatto non si tratterebbe di una questione formale ma al centro del rinvio ci sarebbe ancora il braccio di ferro tra Ue e Mef relativo soprattutto ai compensi per il top management e alla tempistica di attuazione della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi.

Profumo apre alle modifiche «Non abbiamo assolutamente eccezioni da sollevare su questo tema come Mps». Ha detto il presidente della banca, Alessandro Profumo, con riferimento ad eventuali nuove richieste della Commissione Europea sul taglio delle retribuzioni ai manager, parlando a margine di un'audizione alla Camera. «Siamo a disposizione di Ministero e Commissione Ue per apportare le modifiche necessarie per arrivare alla definizione di questo processo – ha poi aggiunto Profumo -. Riteniamo di aver fatto tutto il necessario e opportuno. Se fossero richiesti ulteriori elementi li affronteremo con lo stesso spirito»

Le discrepanze Secondo Reuters le «Discrepanze con Bruxelles sulle remunerazioni dei manager e la speranza di spuntare ancora più tempo per realizzare il programma lacrime e sangue, incluso un aumento da 2,5 miliardi, sono alla base del rinvio deciso ieri dal cda di Banca Mps del piano 2013-17 che la Commissione Ue dovrà approvare per autorizzare i 4,1 miliardi di aiuti pubblici ricevuti dalla terza banca italiana». A rivelarlo sarebbero state diverse fonti vicine al dossier della banca e vicine alla Commissione Ue.

Questione di tempi Il Cda del Monte dei Paschi starebbe quindi aspettando l'omogeneità per deliberare e non rischiare di fare un piano più rigoroso di quanto necessario. Non solo, sempre secondo quanto riportato da Reuters «Per l'aumento di capitale, l'auspicio della banca è che abbia più tempo. Ci sono ancora alcuni chiaroscuri sulle retribuzioni dei dirigenti e con l'attività di mediazione del presidente Alessandro Profumo e dell'AD Fabrizio Viola c'è l'augurio di poter prendere più tempo, più respiro per fare tutte le operazioni, compresa la richiesta di snellire il portafoglio di Btp». Ma da Bruxelles si tende invece a togliere i tempi dell'aumento dal tavolo delle questioni aperte e l'accordo sui 12 mesi a partire dall'approvazione del piano sarebbe stato raggiunto il 7 settembre e non sarebbe più oggetto di discussioni secondo l’Ue.

Il tetto al salario dei manager Una seconda fonte vicina alla Commissione Ue avrebbe poi riferito a Reuters che «settimana scorsa il punto di maggiore attrito tra Commissione Ue e Tesoro era il tetto ai salari dei manager». Il Commissario Ue aveva anche scritto al ministro dell'Economia il 16 luglio scorso ricordando a questo proposito che ci sono regole precise per le banche che ricevono aiuti pubblici. Il tetto alle remunerazioni, scriveva Almunia, deve durare per l'intero arco di piano o fino a quando la banca non abbia restituito gli aiuti e «la remunerazione totale di ciascuno di questi soggetti non deve eccedere 15 volte il salario medio nazionale dello Stato membro dove risiede il beneficiario o 10 volte il salario medio dei dipendenti della banca». Considerando che l'aiuto a Mps è stato notificato – segnala Almunia – «prima dell'adozione di queste nuove linee guida» sulle remunerazioni, i livelli proposti «sono ben superiori di quanto accettato dalla Commissione in casi comparabili».

Fisac: «Viola ci convochi subito» Intanto la Fisac-Cgil conferma lo sciopero generale dei lavoratori gia' indetto per venerdì 27 settembre e in una nota diffusa all'indomani della decisione del Cda di rinviare l'approvazione del nuovo piano industriale 2013-2017, il sindacato (l'unica sigla a non aver firmato il precedente accordo con l'azienda) chiede «l'immediata convocazione» da parte dell'amministratore delegato dei sindacati. Secondo la Fisac, infatti, l'Ad Fabrizio Viola deve «spiegare cosa sta succedendo e su quali linee la dirigenza intende muoversi a livello di revisione del piano industriale». Il sindacato, in una nota, ribadisce l'urgenza «che i lavoratori tornino protagonisti di decisioni che li riguardano direttamente e che sembrano sfuggire – conclude la Fisac – ad ogni logica di corretta informazione e di confronto democratico».