Tornano in positivo i conti di Banca Monte dei Paschi di Siena che chiude il primo semestre con 193,6 milioni di euro di utile netto (il secondo trimestre 2015 ha fatto registrare un risultato netto di 121 milioni dopo i 72 milioni dei primi tre mesi). Un risultato positivo con il quale chiude la sua esperienza senese Alessandro Profumo che, come più volte anticipato, si è dimesso dopo aver portato a conclusione l’aumento di capitale da tre miliardi. Ed è stato l’ad Fabrizio Viola a collegare i risultati anche ai coefficienti patrimoniali che a giugno sono risultati per il Monte «al di sopra delle richieste della Bce (Srep)». Una buona notizia in vista degli esami che la Bce farà a novembre.
I dati e la cura Il Core Tier1 Ratio (Cetr) ha raggiunto quota 11,3%, mentre il Cet1 fully loaded si è’ portato a quota 10,7%, a fronte della soglia del 10,2% indicata dalla Bce. «Un patrimonio nettamente più solido e una liquidità migliorata», aggiunge Viola. Una cura decisa e forte quella portata avanti dal management di Mps: «Procede lo sviluppo del programma di cessione dei crediti deteriorati (Npl), con il completamento della vendita di un portafoglio di 1,3 miliardi a giugno» ha detto ancora Viola. Una situazione generale alla quale, secondo Profumo, il Monte che nei primi sei mesi dello scorso anno registrava ancora una perdita di 353 milioni, è arrivato grazie al lavoro della struttura, «ai rapporti molto forti con la clientela e a una rete fenomenale».
I tre anni di presidenza Profumo E per rimarcare quanto fatto in questi tre anni (i due aumenti di capitale realizzati, da 5 e 3 miliardi, i Monti bond, il piano di riduzione dei costi) l’ormai l’ex numero uno, che ha presieduto il suo ultimo cda, dice chiaro che «senza tutto questo forse la banca non sarebbe a questo punto». «Siamo stati capaci, con le nostre gambe e con quelle del mercato – ha spiegato -, di tornare a essere una banca totalmente privata. E questo è un dato molto importante perché se non fosse accaduto continuo a essere convinto che ci sarebbe stato un impatto sull’intero sistema».
L’orizzionte di Mps Certo restano due cose importanti da fare per affidare una banca davvero solida al nuovo presidente Massimo Tononi, indicato da Fondazione Mps, Fintech Advisory Inc e BTG Pactual, ma sul quale anche gli altri soci più grandi come Axa e Falcia hanno annunciato l’intenzione di convergere nell’assemblea convocata per il 15 settembre. La prima è la chiusura del contenzioso con i giapponesi di Nomura sul derivato Alexandria, ristrutturato dall’ex presidente Giuseppe Mussari nel 2009. Senza le deduzioni legate a questo derivato, ha spiegato Viola che dopo il cda ha presentato i conti al mercato insieme al Cfo Bernardo Mingrone, il Cet1 sarebbe stato ancora migliore: le riserve Afs legate ad Alexandria sono state pari a 100 milioni nel primo semestre. Per Profumo però, alla fine, anche questo avrà un impatto positivo sul capitale della banca a prescindere da come si concluderà la vicenda con Nomura. La seconda cosa ancora da fare è trovare, come chiesto dalla Bce, un partner con il quale consolidare la propria posizione. Su questo è tornato nuovamente lo stesso presidente uscente, che
respinge al mittente le critiche ricevute dai sindacati, e sottolinea come il partner buono per Mps è «una banca capace di cogliere l’opportunità». «Ci possono essere punti di vista diversi. Per il Paese sarebbe importante avere un Monte dei Paschi parte di un terzo grande polo italiano. Per Siena sarebbe più interessante avere un azionista estero perché, chiaramente, facendo parte di un grande polo italiano si perderebbe l’identità senese: io sono un cittadino italiano», ha concluso Profumo che così chiude un rapporto mai facile con la città.