Diffidare dei trionfalismi. Piccola riflessione che sorge spontanea, già immersi come siamo, nei titoloni della compagnia cantante, sulla promozione del Piano per salvare Mps, con condimento di dimenticanze sulla bocciatura nello stress test, che definisce il Monte dei Paschi di Siena, la peggiore banca europea.
L’approvazione del Piano da parte della Bce comunque rinfranca e apre a moderate speranze.
Resta un piano di salvataggio, e il fatto che ci sia bisogno di salvare il Monte, dovrebbe consigliare comunque, di per sè, umiltà e moderazione.
Quanto all’aumento di capitale, sarà preceduto da un Piano industriale di Mps. E si sa quanto il mercato ami tagli e razionalizzazioni in vista di aumenti di capitale: vigilare sulla tenuta del personale non appare esercizio secondario nei prossimi mesi.
Per gli esperti, 5 domande che si pone Nicola Borzi su Il Sole24ore, in un pezzo intitolato “Il piano Mps e quella lezione dimenticata”: «Restano però molte domande. Perché Mps ha rimborsato i Tremonti-Monti bond del primo “salvataggio” per poi dover chiedere nuovi capitali? Viste le difficoltà per formare il consorzio di garanzia, da cui si sono sfilate grandi banche italiane, chi sottoscriverà l’aumento? Cosa accadrà ai detentori dei 5 miliardi di subordinati Mps: saranno tutti chiamati al burden sharing o almeno i risparmiatori saranno”salvati”? Perché si è ripetuta la laboriosa trattativa con l’Europa già andata in scena sul piano di ristrutturazione Mps 2013/17? Soprattutto: perché si è procrastinato in extremis un intervento che appariva necessario da tempo, scordando la lezione del 22 novembre, quando – dopo aver atteso sin quasi all’entrata in vigore del bail in – furono mandate in risoluzione Etruria, Banca Marche, CariFerrara e Carichieti, azzerando i risparmi di 40mila famiglie e causando uno shock sistemico?».
Infine, un pensiero – superfluo – per la Fondazione Mps. Il presidente Marcello Clarich se ne è stato zitto e buono da una parte, come da copione. Ha parlato – in modo superfluo- alla vigilia delle decisioni. Ora attende che gli dicano come decidere sull’aumento di capitale: spendere altri 70 milioni per non contare ancora meno di nulla, oppure no. E alle imbeccate si adegueranno ossequiosi i membri della Deputazione amministratrice e quelli della Generale.