Giornalisti, cameraman e fotografi, davanti alla sede della Banca Monte dei Paschi di Siena dove si tiene un'Assemblea straordinaria di Mps, Siena, 25 Gennaio 2013. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI
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Marco Morelli

Un’autentica road map ricca di insidie, mine vaganti e trappole da schivare. È il percorso ad ostacoli delineato ieri dall’assemblea Mps che ha dato il via libera all’aumento di capitale. 36 giorni alla fine dell’anno, 36 giorni in cui si gioca la storia della più antica banca d’Italia e d’Europa, il suo futuro e quelli di migliaia di azionisti e correntisti.

La road map di dicembre Andiamo con ordine. Da lunedì 28 novembre a venerdì 2 dicembre è in programma la conversione dei Bond subordinati in azioni da parte del pubblico retail e degli investitori istituzionali. Ne saranno interessati circa 40mila risparmiatori/investitori e la loro decisione, in parte, determinerà anche il successivo passaggio dell’aumento di capitale vero e proprio. In Rocca Salimbeni auspicano la conversione in azioni di circa un miliardo di euro (su 4,2 totali). «Se non va in porto, lo scenario non è prevedibile», ha detto l’ad Marco Morelli.

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Marcello Clarich

Referendum SI o NO Lunedì 5 dicembre le banche d’affari che hanno guidato il piano di risanamento (Jp Morgan e Mediobanca) scioglieranno le loro riserve sulla loro adesione all’aumento di capitale, ma l’attesa è tutta rivolta agli anchor investors per capire quanti fiches saranno disposti a mettere sul tavolo di Rocca Salimbeni. La data è finita per coincidere con il giorno dopo all’esito del referendum sulla riforma costituzionale, fino a crearsi l’equivoco che il successo dell’operazione sia in qualche modo legato all’esito referendario. Un SI allargherebbe le speranze mentre il No chissà in quale caos farebbe precipitare le cose anche per Montepaschi. Morelli si è sforzato di spiegare in assemblea che «ho cercato di spiegare in giro per il mondo agli oltre 250 investitori incontrati che il piano è sganciato dal referendum. Ma se qualcuno fa valutazioni sull’esito e sulle implicazioni per la banca è libero di farle», come dire che i due temi non sono affatto legati. Ma a Siena circola, ormai, voce che votare SI aiuterà la banca. In epoca di Post Verità, anche questa che appare come una solenne bufala ha finito per contagiare anche il presidente della Fondazione, Marcello Clarich, che ha dichiarato di sciogliere la riserva sull’adesione o meno ad un nuovo aumento di capitale dopo il Referendum («quasi fosse un investitore opportunistico», ha chiosato La Repubblica!), contribuendo semmai a gettare ansia e non a mostrarsi pienamente convinto della bontà del piano industriale e del «lavoro frenetico del management» che in queste settimane ha incontrato 250 investitori, «alcuni più di una volta».

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Alessandro Falciai

Varo dell’aumento Mercoledì 7 e giovedì 8 dicembre, poi sarà varato l’aumento di capitale e scatterà la sottoscrizione delle quote residue, tenuto conto della conversione dei bond, della sottoscrizione degli anchor investors e delle prelazioni esercitate dai soci, compreso il neo presidente, il livornese Alessandro Falciai che detiene l’1,5% delle azioni con circa 200 milioni e che non ha ancora deciso se sottoscriverà pro quota l’aumento di capitale («Lo valuterò nei prossimi giorni», ha detto), come non hanno deciso gli altri azionisti del nucleo stabile, tranne Axa.

Aumento di capitale Fino al 30 dicembre, infine, avverrà l’aumento di capitale contestuale alla maxi cartolarizzazione dei 27,6 miliardi di sofferenze con il fondo Atlante. In quei giorni tutto sarà chiaro. Ogni singola tappa sarà monitorata attentamente dal consiglio di amministrazione che ha fissato già da ora ben cinque riunioni fino al 19 dicembre, la prima è in calendario mercoledì 30 novembre (fase conversione Bond/Azioni), la seconda lunedì 5 dicembre per decidere le condizioni dell’aumento di capitale che saranno lanciate sul mercato nel giorno di Sant’Ambrogio (patron di Milano) o per la Madonna Immacolata (cui Siena si è sempre rivolta nei momenti più bui). Le riunioni dovrebbero tenersi a Siena, nella speranza che anche Sant’Ansano ci butti un occhio.

Strade alternative, piani B o scorciatoie per adesso non ci sono. E Morelli comunque sembra per adesso concentrato a fare bene questo percorso ad ostacoli anche perchè «il bail in è una cosa che la banca non ha preso in considerazione», sempre Morelli. Meglio così, anche perchè a quel punto a rischiare sarebbero circa 13 miliardi, oltre alla fiducia di migliaia di risparmiatori e correntisti.

Alla fine, dunque, non resta che sperare che, dopo tanta pena, di stappare una bottiglia di spumante Fontanafredda (in ricordo di tempi andati) in piazza Salimbeni sotto il grande albero di Natale e lo sguardo fiero e sollevato di Sallustio.