«Il Monte dei Paschi non potrà più appartenere a Siena, servirà del capitale e andrà cercato al di là del territorio senese». Sono le parole dell’Amministratore Delegato di Rocca Salimbeni Fabrizio Viola che, pronunciate ieri a Roma, oggi tuonano tra le vie e i palazzi della Città del Palio a pochi giorni dall’assemblea dei soci che ha abolito il tetto di voto del 4% (leggi).  Parole che diffondono un eco maggiore perché pronunciate proprio all’indomani dell’abbattimento di quello considerato da più parti l’ultimo baluardo di senesità per una banca che a Siena ha costruito oltre cinque secoli di storia. Parole che, a ben vedere, non fanno altro che ritrarre una realtà a cui in molti non vogliono arrendersi: una ricapitalizzazione e nuovi soci che possano permettere al gruppo bancario di rimborsare i 4 miliardi di aiuto di Stato.
 
Piano “lacrime e sangue” non è abbastanza a Bruxelles Sul piano di risanamento intanto pende ancora la spada di Damocle della Commissione Europea. Se è vero che proprio l’Ad Viola a margine dell’assemblea dei soci del 18 luglio ha detto che il caso Mps e il suo difficile iter di risanamento non sono un caso isolato in Europa, è anche vero che proprio da Bruxelles starebbero facendo pressioni forti sul Ministero dell’Economia affinché il board di Rocca Salimbeni stringa ulteriormente la cinghia sui numeri che possano garantire una migliore redditività alla banca. Tradotto, quel piano “lacrime e sangue” secondo i funzionari comunitari dovrebbe essere ancor più aggressivo. Una soluzione che da Roma cercherebbero di scongiurare ma che si tradurrebbe inevitabilmente in un incremento della cifra da ricapitalizzare nel 2014 e in ulteriori tagli dei costi.
 
Esternalizzati con le valigie. Spunta Almaviva per il back office Proprio al capitolo taglio dei costi fa riferimento il nodo esternalizzazioni. Lo stesso Viola ieri ha confermato quanto riferito a margine dell’assemblea dei soci. «Nella prima parte di agosto – ha detto – valuteremo le offerte non vincolanti e se ci saranno le condizioni vedremo di fare una prima selezione per lavorare ad una soluzione definitiva». Secondo alcune indiscrezioni sarebbero quattro i soggetti principali a contendersi il back office di 1100 dipendenti. Al già noto Bassilichi, confermato anche ieri dall’Ad Viola, ci sarebbe anche il gruppo romano della famiglia Tripi: Almaviva. Il gruppo è specializzato in Information Technology ed ha già nel suo pacchetto clienti il Monte dei Paschi, al suo interno operano circa 27mila persone, metà in Italia e metà all’estero. Accanto alle 13 sedi in Italia del Gruppo, di cui nessuna a Siena, ce ne sono 4 in Brasile, una in Tunisia e una in Cina. Sugli altri due pretendenti al back office non trapelano notizie ma in ogni caso se il Monte è sempre più lontano da Siena anche i 1100 dipendenti da esternalizzare entro quest’anno dovranno stare con le valigie pronte.  
 
Primi d’agosto giorni caldi I primi giorni di agosto saranno comunque decisivi su più fronti e non solo sul capitolo esternalizzazioni. In attesa di avere notizie da Bruxelles e nell’augurio che queste siano “buone nuove”, il Monte dei Paschi dovrebbe presentare i risultati dei primi sei mesi del 2013 il prossimo 7 agosto. Per quella data una Fondazione dal volto nuovo ascolterà con interesse numeri e progetti per capire come meglio “liberarsi” di un 20% del capitale. Tutto questo, ovviamente, sotto l’alone delle inchieste giudiziarie che entro la fine del mese di luglio promettono novità specie sul fronte Antonveneta. E chissà che le buone notizie non arrivino proprio dalla Procura su quei 1200 milioni di risarcimento richiesti a Mussari, Vigni, Nomura e Deutsche Bank.

Articolo precedenteRifiuti, l’ombra della camorra su traffico internazionale stroncato in Toscana
Articolo successivoCortona, il manifesto