Il prossimo presidente di Mps

SIENA – Nicola Maione è arrivato al cospetto di Rocca Salimbeni nel primo pomeriggio. Oggi ricoprirà il ruolo di protagonista dell’assemblea di Mps, che lo eleggerà come presidente.

Il confronto con i soci avviene da remoto, cosa che ha suscitato più di una critica, ma sorprese non sono previste. L’unica novità sarà rappresentata dal rinnovo del Consiglio di amministrazione. Il Mef, alla scadenza per la presentazione delle liste, ha dato indicazioni precise. Presidente Maione, consigliere in carica dal 2017, e amministratore delegato Luigi Lovaglio: premiato ieri come banchiere dell’anno “per la ristrutturazione del gruppo e la ricapitalizzazione raggiunta in un momento particolarmente complicato dei mercati”.

L’occasione per fare anche il punto della situazione. “La Rocca è ben presidiata. Abbiamo delle sentinelle che controllano per vedere chi arriva”, ha ironizzato Lovaglio, evidenziando la volontà della banca di “sviluppare il business. Abbiamo anche cambiato la nostra organizzazione, siamo molto vicini al territorio, vogliamo concentrarci sulle famiglie e sulle piccole e medie imprese, particolarmente nelle filiere industriali, artigianali e agricole”. Nel suo intervento il ceo ha insistito sul legame tra il Monte e il territorio di appartenenza: “Non dobbiamo dimenticarci che il Monte dei Paschi ha da 550 anni una vocazione per la terra e gli agricoltori. Come tutti i grandi vini, anche questa banca è riuscita a migliorare invecchiando”.

Lo spazio per il futuro è delegato alla chiusura: “L’idea era di andare sul mercato con un piano che avesse già buona parte dei principali pilastri fissati. Oggi io posso dire veramente che la banca guarda al futuro con molta con molta serenità”.

Un quadro più veritiero su cosa accadrà a Montepaschi lo daranno i prossimi mesi. Il 2023 è l’anno dove la banca dovrà raccogliere i risultati dell’aumento di capitale e della riduzione significativa del personale. Gli utili sono attesi nel 2024, ma la diminuzione del rapporto tra costi e ricavi è una prerogativa dell’impronta data da Lovaglio.

Le sirene del mercato naturalmente si faranno sentire, soprattutto per la spinta proveniente dall’esterno. Europa, che ha un accordo (mai reso noto) con il Tesoro per l’uscita dello stato dal capitale azionario, e Governo: non a caso il ministro Matteo Salvini poco giorni fa ha riparlato di un terzo polo bancario. Sullo sfondo, ma non troppo, ci sono poi i sindacati, che ieri sono tornati a chiedere di un miglioramento della situazione lavorativa dopa la riorganizzazione interna dell’istituto di credito. Oggi intanto inizia un nuovo corso, che poi così nuovo non è.