MILANO – Un problema dietro l’altro. Se Banca Mps pensava di essersi lasciata il peggio alle spalle, forte anche dei numeri positivi dopo molti anni, non è proprio così.

L’inchiesta di Milano sugli artifici contabili sui bilanci, al fine di mitigare le perdite derivanti dall’acquisizione di Antonveneta, svela una situazione complicata. Da quanto racconta un’inchiesta de La Verità, l’errore nella rendicontazione sarebbe stato di quasi 8 miliardi. E sotto la lente di ingrandimento della Procura non c’è solo l’esercizio 2015, ma anche quelli degli anni successivi: fatti che potrebbero incidere anche sulle attuali trattative con le autorità europee.

Un falla originata dall’ispezione della Bce nel 2017 e che, dopo aver analizzato circa 1500 prestiti, ha evidenziato la necessità di ulteriori accantonamenti. La Banca centrale ha evidenziato che l’iter per individuare le posizioni a rischio di credito non funzionava in maniera corretta. Nella raccolta delle informazioni i dati venivano immagazzinati in modo sbaglio, creando talvolta dei doppioni. Da qui è derivata una sottostima delle necessità.

Nel registro della Bce rientrano imprenditori di vario genere: dall’ex presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a Maurizio Zamparini, recentemente scomparso; dalla moglie di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, a Giovanni Lombardi Stronati, ex presidente del Siena. Ma anche grandi gruppi e imprese a regime famigliare.

Intanto la Corte di conti ha fatto sapere che la gestione 2020 di Amco, la società di intermediazione finanziaria interamente partecipata dal Mef e attiva sul mercato dei crediti deteriorati, è stata segnata in modo rilevante dall’acquisizione crediti deteriorati di Mps. Nella relazione della Sezione controllo enti della Corte dei conti, la magistratura contabile evidenzia come l’operazione sia stata realizzata nella forma di una scissione parziale, non proporzionale, asimmetrica di un ramo della banca.