MILANO – Sei anni di reclusione per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. La richiesta è arrivata dal sostituto procuratore di Milano, Massimo Gaballo, che ha così confermato la pena inflitta dagli ex vertici di Mps in primo grado.

I due dirigenti sono imputati per falso in bilancio e aggiotaggio. Per Paolo Salvadori, a cui in primo grado erano stati inflitti 3 anni e mezzo, il pm ha chiesto la nullità della sentenza per incompetenza territoriale e il trasferimento a Siena degli atti. Chiesta anche la conferma della multa a Mps da 800mila euro, imputata per la legge sulla responsabilità amministrative degli enti.

Questo nuovo capitolo apre apre un mese giudiziario importante per gli ex vertici di Rocca Salimbeni. Il 12 maggio si tiene davanti al gup di Milano Fiammetta Modica l’udienza preliminare nel terzo filone delle inchieste sul Monte dei Paschi di Siena che coinvolge nuovamente Profumo e Viola assieme all’ex presidente Massimo Tononi e il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e societari, Arturo Betunio. Si tratta del procedimento relativo alla contabilizzazione dei crediti deteriorati di Mps nel periodo compreso tra la relazione di bilancio 2014 e la semestrale del 2016, con le ipotesi di false comunicazioni sociali, falso in prospetto e manipolazione del mercato per non aver inserito correttamente nei documenti contabili i dati su risultati d’esercizio, rettifiche e coeficcienti patrimoniali di vigilanza.

Dell’indagine, chiusa a settembre 2022 con richiesta di rinvio a giudizio a dicembre, sono titolari i pm Roberto Fontana (ora al Csm), Giovanna Cavalleri e Cristiana Roveda. Profumo, Viola e Tononi sono difesi dagli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli mentre Arturo Betunio dagli avvocati Guido Carlo Alleva e Francesca Ghetti. Nell’articolata vicenda si è già assistito a una richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano, respinta dal Gip Guido Salvini che ha affidato ai periti Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferrandini una nuova analisi delle rettifiche sui crediti deteriorati e degli aumenti di capitale dell’istituto di Rocca Salimbeni avvenuti in quegli anni.