«Non spetta a me licenziarli, non ho assunto io Alessandro Profumo e Fabrizio Viola». Così il sindaco di Siena Bruno Valentini dopo la presentazione del bilancio da parte dei vertici Mps ai quali in aprile scade il mandato. Dovrà essere l’assemblea a decidere se confermare presidente e Ad e Valentini non vuole entrare sulla questione nomine «non solo per garbo istituzionale ma perché non è più compito del sindaco di Siena interferire sulle nomine, uno sbaglio che si fa spesso anche in Consiglio comunale».
Autonomia dal novembre 2011 «Ora – aggiunge Valentini – è importante capire il progetto di banca che hanno i proprietari e scegliere le persone che siano coerenti con questo progetto di rilancio. Questo è quello che chiedo». Ma il primo cittadino su questo manda anche un altro messaggio chiaro: «Nessuno potrà chiedere conto alla politica senese e toscana di com’è andato il bilancio della banca Mps negli ultimi tre anni perché nessuno potrà accusare la politica di aver guidato né direttamente né indirettamente la banca». «Se noi abbiamo delle pesanti responsabilità nella gestione del passato- aggiunge – da novembre 2011 tutto ciò che la banca ha fatto lo ha fatto in totale autonomia senza avere un’interferenza, una telefonata, un condizionamento. Il fatto che la banca sia andata bene o male dipende dagli azionisti e da chi li ha rappresentati. Lo dico anche alla politica e Salvini a Grillo: possono smettere di chiamare Mps la banca rossa».
Marcello Clarich «usa una comunicazione ‘tellurica’ che è poco in linea con l’aplomb istituzionale della Fondazione. Dà messaggi molto forti che dovrebbe calibrare meglio perché non sentiamo il bisogno di un messaggio di struttura politica». Così il sindaco di Siena parla del presidente della Fondazione Mps e delle scelte future che l’ente dovrà fare anche sull’aumento di capitale da 3 miliardi della banca. «Devono valutare attentamente la salvaguardia attuale e futura del proprio patrimonio . Non è obbligatorio partecipare all’aumento di capitale ma piuttosto portare a casa i due obiettivi statutari, che potrebbero essere divergenti, e forse lo erano anche in passato e non ce ne siamo mai resi conto, che sono la salvaguardia del patrimonio che non può essere concentrato su unico asset bancario, e dall’altra lavorare affinchè la direzione generale di Mps resti a Siena».
Operazione trasparenza «Avere l’1% di una banca solida potrebbe anche valer la pena. Si tratta di vedere quali sono le condizioni. Io preferisco sia una banca italiana il partner di Mps ma non mi dimentico che l’ossessione dell’italianità per Antonveneta ha portato tanti danni» prosegue Valentini che invita tutti a non avere «atteggiamenti ideologici che possono portarci fuori strada. Dobbiamo essere molto realisti e pragmatici». Di certo ora il Monte non potrà più essere un polo aggregante «ma aggregato e, se non potremo più dettare tutte le condizioni, dovremo fare una trattativa complicata nella quale le nostre ragioni saranno legate non solo alla nostra patrimonializzazione ma anche a guadagnare tempo: il tempo gioca per noi e la ripresa economica e il completamento della ristrutturazione gioca a favore della banca che potrebbe presentarsi a questo appuntamento più solida e più appetibile. Il monte è in difficoltà ma anche le altre banche lo sono – conclude – e non credo che tutte abbiano fatto la stessa operazione di trasparenza sui bilanci che ha fatto Mps contabilizzando tutto».
Dito puntato contro la Bce Nell’attuale situazione di Banca Mps con la chiusura in negativo per oltre 5 miliardi di euro del bilancio 2014 una «grande responsabilità è delle Autorità di Vigilanza che, per la seconda volta, non sono riuscite a garantire e controllare i processi che riguardano Mps». Ne è convinto Valentini che, parlando con l’ANSA, ricorda come Banca d’Italia «non impedì di comprare Antonveneta a tre volte il valore reale del suo prezzo, perché erano ossessionati dal mantenimento di quell’istituto in Italia» e, più di recente, «quando non hanno saputo far combaciare il piano di ristrutturazione concordato con la Commissione europea con il piano di Vigilanza di competenza della Bce». «Non è possibile che l’Europa parli due linguaggi: uno con la commissione europea sull’aiuto di Stato – spiega – e un altro attraverso la Bce sulla Vigilanza. Queste due linee dovevano essere fatte combaciare perché quando chiedi denaro, anche alla Fondazione Mps che ha investito 120 milioni di euro, nonché ai soci stranieri, non si può fare il gioco delle tre carte. Occorre sapere ed essere sicuri». Per questo il primo cittadino crede che i vertici di Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, «contavano sul fatto che alla fine la Bce avrebbe validato il loro piano di risanamento». Per Valentini, infine, «l’atteggiamento di accanimento della Bce sulle banche italiane è oltremodo rischioso perché crea una situazione di svantaggio concorrenziale per gli istituti italiani ed espone il Paese Italia a un rischio di credit crunch perché le difficoltà di reperire patrimonio può comportare alle banche la tentazione di rientrare dal credito nel momento peggiore e quindi ciò potrebbe tradursi in un arretramento del sistema creditizio nel sistema italiano».
Salto indietro di 20 anni Siena riparte da quello che era 20 anni fa, prima dello sviluppo, poi risultato non veritiero e fondato su utili finti di Banca Mps. Sostiene poi il sindaco per il quale «gli ultimi 20 anni hanno alterato i dati reali della nostra città che aveva usufruito di una ricchezza aggiuntiva, di extra risorse, che in grande misura non c’è più. Il periodo anomalo è stato quello degli ultimi 20 anni e quindi, quando uno mi dice Siena è finita – aggiunge il primo cittadino – io rispondo quella Siena è finita, una città che si era abituata ad essere autosufficiente e non sapeva interagire con la Regione e con l’Italia». Valentini rivendica quanto fatto negli ultimi tempi e il fatto che «l’Università continui ad essere una delle più importanti e di qualità in Italia, che la sanità è di livello eccellente e avrà nuovi investimenti sull’ospedale per 100 milioni di euro». Inoltre il polo scientifico potrà ripartire, «Glaxo ha deciso di investire 7 mln di dollari in questo distretto», ricorda, mentre «il turismo va a gonfie vele e anche il bilancio del Comune è risanato e offre servizi eccellenti ai cittadini». Infine non deve preoccupare neppure la crisi dello sport, con calcio e basket spariti dalla massima serie dei rispettivi campionati: «ora ha le dimensioni che aveva 15-20 anni fa».