tribunale_2_3Si svolgerà a Milano e non a Siena il processo per l’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps. Lo ha deciso il Gup del tribunale senese, Monica Gaggelli, accogliendo così l’istanza presentata da alcuni dei difensori degli otto imputati, oltre alla banca JP Morgan, che avevano contestato la competenza territoriale di Siena.

Manipolazione del mercato, la competenza è milanese «Il reato di manipolazione del mercato è in definitiva tale da determinare, per attrattiva, la competenza territoriale del tribunale di Milano, in relazione all’intero articolato accusatorio e, quindi, nei confronti di tutti gli imputati persone fisiche», nonchè di JP Morgan. Così il Gup del Tribunale di Siena scrive nelle motivazioni della sentenza con la quale ha dichiarato l’incompetenza territoriale del tribunale senese a procedere nei confronti degli 8 imputati (più JP Morgan) nel procedimento sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, reato che si concretizzò a Milano.

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Mussari si distrae con il telefonino forse per stemperare la tensione

L’alterazione del prezzo di azione In pratica il reato di manipolazione del mercato, contestato in concorso all’ex presidente del Monte Giuseppe Mussari, all’ex dg Antonio Vigni e all’ora Ceo, Daniele Pirondini, si sarebbe compiuto attraverso «più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, nell’ambito del programma di finanziamento ideato – scrive ancora il giudice citando i Pm – per il reperimento delle risorse necessarie all’acquisizione di banca Antonveneta, partecipavano e contribuivano alla predisposizione della complessa operazione finanziaria denominata ‘Fresh 2008’ diffondendo al mercato notizie false, idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione Mps ordinaria».

Quei bilanci contraffatti Un’azione che si concretizzò, secondo il Gup, sia con la pubblicazione della relazione semestrale di Mps al 30 giugno, avvenuta il 29/8/2008, sia con la pubblicazione del bilancio 2008 (29 aprile 2009). Il giudice Gaggelli ha accolto la tesi degli avvocati Fabio Pisillo e Tullio Padovani, difensori di Mussari, e dell’avvocato Maurizio Bellacosa, legale di Pirondini e di Raffaele Giovanni Rizzi, responsabile dell’ufficio legale di Mps (per lui l’accusa è di falso in prospetto), secondo i quali il reato si perfezionò «in Milano». E ciò avvenne, scrive il Gup al momento del caricamento «dei bilanci (semestrale e di fine esercizio 2008) nel sistema telematico, chiamato Nis, della Borsa italiana. Nel Tribunale lombardo saranno quindi giudicati anche gli altri imputati che, a vario titolo, sono accusati di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, Tommaso Di Tanno, Pietro Fabretti, Leonardo Pizzichi e Michele Crisostomo. Mussari è accusato anche di insider trading. 

IMG-20130523-WA000Niente ricorsi da parte della Procura senese Non ci sarà nessun ricorso da parte dei magistrati senesidopo la sentenza del Gup Monica Gaggelli. E’ quanto si apprende da una fonte vicina alla Procura, per la quale la decisione «non era inattesa. E’ una materia aperta». Certo i magistrati «sono umanamente dispiaciuti di perdere una vicenda sulla quale avevano lavorato tanto, ma rispetteranno la decisione del giudice. Le sentenze non si commentano – aggiunge la stessa fonte – si applicano». Tra l’altro, viene fatto notare, per processi di questo genere normalmente è prevista l’applicazione dei magistrati: in pratica i tre titolari dell’inchiesta (Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso) potrebbero essere applicati, a turno, alla procura di Milano per seguire il procedimento. In linea teorica il giudice milanese potrebbe dichiarare spontaneamente la propria incompetenza, anche senza istanze delle parti. In quel caso la competenza territoriale sarebbe decisa dalla Cassazione. 

La soddisfazione delle difese Sono soddisfatti gli avvocati Tullio Padovani e Fabio Pisillo, difensori di Mussari: «Siamo contenti di andare dal giudice naturale – dicono -. Siamo soddisfatti che il giudice abbia accolto la nostra tesi sull’unitarietà del processo e sulla connessione tra tutte le ipotesi di reato contestate così che il processo possa svolgersi tutto dinanzi allo stesso giudice». «Ho sempre sostenuto che questo processo non doveva stare a Siena» aggiunge ancora Padovani spiegando che la richiesta di trasferimento a Milano, pur essendo stata formalmente presentata dalle difese di Pirondini e Rizzi, ha avuto l’accordo di tutti i legali degli imputati. «I difensori di Pirondini e Rizzi si sono mossi per primi – prosegue Padovani -, ma noi abbiamo aderito pienamente. Andare davanti al giudice naturale è la prima garanzia per gli accusati: siamo soddisfatti che il giudice di Siena abbia applicato la legge».