Era oggi il giorno della lista della Fondazione per il board di Banca Mps. Ma poi tutto è slittato a domani pomeriggio. Stamani, infatti, la Deputazione amministratrice si è riunita in palazzo Sansedoni per stilare e rendere publica la lista dei nomi per il futuro consiglio di amministrazione della Banca che sarà rinnovato ad aprile. Ma poi tutto è stato rimandato a domani. La riunione era prevista per ieri ma poi, giustamente, era stata fatta slittare per la manifestazione dei dipendenti. In migliaia hanno sfilato sotto le finestre della Rocca, di Sansedoni e di palazzo Pubblico. E forse questo potrebbe aver dato una svolta alla lista che da giorni si sta preparando. Oppure, la nottata ha portato consiglio a qualcuno di rinviare ad altra data la scelta definitiva. Già ieri negli ambienti della Fondazione si diceva che la Deputazione avrebbe potuto riuinirsi anche nei giorni successivi se tutto non fosse stato pronto. E così è stato.
I tre nomi sicuri Partendo dal presupposto che di sicuro non c’è nulla in questi casi e che, di solito «chi entra in Conclave da papa poi ne esce da cardinale», sono dati per certi i nomi di Alessandro Profumo, come presidente, Alfredo Monaci, come suo vice, e Fabrizio Viola, amministratore delegato. Una triade abbastanza certa, che dovrebbe semmai trovare un equilibrio nelle deleghe. Pare, infatti, che Profumo, per accettare abbia chiesto alcune deleghe operative, a discapito del futuro ad. L’ex di Unicredit non ci sta a fare solo la rappresentanza, vuole entrare nel merito delle cose e gestirle. Si annuncia così una coabitazione sul modello francese quando alla presidenza della Repubblica e a capo del governo siedono due personalità di provenienza diversa. A Parigi ai tempi di Mitterand e Chirac funzionava.
I tre nomi che circolano Nella lista dei sei nomi che la Fondazione dovrebbe fare ci sono dunque tre nomi che mancano all’appello. E qui le ipotesi si sprecano. A questo punto ne rimarrebbero due che dovrebbero essere in quota Pd e uno del Pdl. Ma mentre i due democratici farebbero riferimento al Partito democratico locale, il nome del Partito della libertà sarebbe deciso a Roma. Partiamo da qui. Lo stesso recente congresso provinciale del partito a Bettolle ha visto una spaccatura profonda e di certo, oltre la linea politica c’era anche la lotta per il nome al Monte. Alla fine l’ha spuntata la cordata di Marignani contro quella di Michelotti come coordinatore e la scelta del nome per Rocca Salimbeni dovrebbe dunque essere decisa dal duo Verdini-Letta e non dal duo Gasparri-Meloni. Forse il nome, che potrebbe essere una donna, è già nei cassetti di qualche scrivania della Fondazione. Ma non è ancora uscito fuori. Pare improbabile comunque la riconferma di Andrea Pisaneschi che ha già fatto due mandati ed è stato presidente di Banca Antonveneta e nel board di Eutelia.
Un avvocato calabrese alla Rocca Per gli altri due nomi la battaglia è tutta in casa democratica. E a scontrarsi sono le due anime che compongono il partito di Bersani: quella ex Ds che fa riferimento al sindaco Franco Ceccuzzi e al presidente della Provincia Simone Bezzini e quella ex Margherita che fa riferimento al presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci. La manifestazione sindacale di ieri dovrebbe riconfermare la scelta che da tempo viene fatta per la Rocca. Nel board ci deve essere sempre un rappresentante sindacale. C’è sempre stato, dalla notte dei tempi, e deve continuare ad esserci. Finora avrebbe dovuto garantire i sindacati e il personale Fabio Borghi, che è stato segretario confederale della Cgil e dipendente della banca. C’è chi ha parlato di una sua probabile riconferma in ragione della prova muscolare di ieri. Ma come potrebbe giustificare il sindaco la sua richiesta di «discontinuità» rinominando un uomo che ha già due mandati alla Rocca? Non sarebbe nessuno statuto ad impedirglielo ma, insomma, appare poco probabile. E così da qualche giorno è stato fatti filtrare il nome di un giovane avvocato calabrese che a Siena ha studiato, insegnato e lavora. Ma non è Giuseppe Mussari, bensì Fulvio Mancuso.
Avvocato e sindacalista Avvocato e docente di diritto del lavoro alla facoltà di Giurisprudenza, Fulvio Mancuso ha fatto esperienza nelle fila della Cgil di Mauro Mariotti (che oggi siede nella deputazione generale della Fondazione) e poi di Claudio Vigni (che oggi siede nel board di Mps Capital Service). Oggi è nell’esecutivo comunale del Pd e sua moglie, Paola Rosignoli, è stata prima nella deputazione generale della Fondazione e dall'estate scorsa è assessore nella giunta di Ceccuzzi. Sul suo nome potrebbero convergere, dunque, diverse anime del partito, almeno quelle di provenienza sindacale e diessina. Una mossa che potrebbe ricompattare tutti. Vedremo.
Papi e cardinali per la Rocca Per l’altro nome in quota al Partito Democratico, ma di provenienza margheritina, poi, i giochi sono tutti in casa Monaci Alberto. E si fa con insistenza il nome di Graziano Battisti. Un tempo segretario provinciale della Partito popolare e fedelissimo di Alberto, Battisti è a Siena dirigente del Dsu e nel consiglio dì’amministrazione di Mps Capital Service). Vedremo se Ernesto Rabizzi sarà d'accordo a lasciare il suo posto. Altri nomi circolano e fanno riferimento anche ad altre componenti politiche presenti in città. Ma sembrano questi citati i più probabili ad entrare papi nel conclave. Vedremo chi uscirà da cardinale.