Frattura ricomposta o ultimo tentativo di salvare l’onorabilità delle scelte? I deputati della Fondazione si interrogano su come lasciare un segno. E sopratutto su come giustificare il loro operato negli anni difficili della crisi di Banca e Fondazione. Per questo da giorni circolava un documento di fine mandato di rottura rispetto al presidente Gabriello Mancini a cura di alcuni deputati della Deputazione Generale. Ma adesso arriva la bozza definitiva (in anteprima su agenziaimpress.it ) che sembra ricomporre alcune fratture. Complice, forse, anche la dura presa di posizione dello stesso Mancini di qualche giorno fa e la sua moral suasion verso alcuni deputati.
Rispetto alla prima bozza (leggi), la nuova bozza che oggi andrà in discussione (e forse in approvazione) sembra più che una netta rottura un’operazione di equilibrismo tra una sottintesa ma non più dichiarata sfiducia tra i due organi (Generale e Amministratrice), una forte attribuzione di responsabilità ai vecchi vertici della banca e «l’ineluttabilità delle scelte operate». Vedremo se oggi ildocumento sarà votato o meno, considerato che, alla fine, potrebbe passare la linea del Presidente Mancini intenzionato ad una relazione orale invece che al voto su un documento scritto.
Il nuovo documento Intanto, nel documento che è stato rivisto e riformulato nei giorni scorsi (scarica) quelle che nella prima bozza (scarica) erano «situazioni che avevano incrinato il rapporto tra la Deputazione Generale e gli altri organi della Fondazione che, in tempi normali, avrebbero condotto sicuramente alla revoca degli organi amministrativi» diventano «situazioni che hanno reso particolarmente difficile e problematica la verifica sia dei risultati, sia dei rapporti tra gli organi della Fondazione»; per finire con un più blando «la Deputazione Generale ha competenze che possono, risolvere, anche drasticamente, tali situazioni, ma il periodo turbolento e la possibile correlazione tra clausole pattuite con i creditori e integrità dei rapporti tra gli organi della Fondazione, hanno precluso anche il solo dibattito sull’esercizio di queste prerogative, che, di fatto, avrebbero potuto recare all’ente danni irreparabili dai punti di vista patrimoniale e organizzativo». Sparisce, poi, del tutto la forte presa di posizione secondo la quale «l’organo di indirizzo è stato costretto a mantenere in vita un rapporto fiduciario che si sarebbe certamente interrotto, a norma di Statuto».
Le parti stralciate Un concetto, quello del rapporto tra le due Deputazioni, che oggi è stato sfumato anche nella parte centrale del documento, laddove nella prima stesura si sottolineava che «nella propria autonomia e in virtù delle proprie competenze, la Deputazione Amministratrice avrebbe potuto anche declinare quell’indirizzo (salvaguardia indipendenza strategica e non scalabilità dell’istituto di credito ndr) ma, se di questo è stato discusso e se è stato valutato, alla Deputazione Generale non è stato rappresentato». Una parte, quest’ultima, completamente stralciata nella nuova bozza.
I rapporti con Rocca Salimbeni Decisamente più severo il giudizio dei deputati sull’operato e i rapporti con i vecchi vertici di Rocca Salimbeni. Parlando della necessità dell’aumento di capitale nella prima stesura si rimarcava che «i vertici della Banca sia in un incontro ufficiale con la Fondazione (dicembre 2010), sia pubblicamente (febbraio 2011) continuano a sostenere l’infondatezza della necessità di aumento di capitale». Nella nuova bozza, invece, si sostiene che «Banca Mps ha continuato a negare tale esigenza sia in un incontro ufficiale con la Fondazione (dicembre 2010), sia pubblicamente (febbraio 2011) sostenendo l’infondatezza della necessità dell’aumento di capitale».
Non resta, allora, che attendere l’esito della riunione. Anche se mondato delle parti più dure il documento potrebbe non essere approvato, come vorrebbe lo stesso Mancini. In quella occasione potrebbero essere ratificati i primi tasselli della nuova Deputazione Generale secondo gli indirizzi degli enti nominanti.