SIENA – C’è una data dove la storia potrebbe essere riscritta. Il 7 febbraio Banca Mps presenterà nell’ambito del Cda i risultati di bilancio 2021. Potrebbe essere anche l’ultima uscita ufficiale di Guido Bastianini alla guida dell’istituto di credito senese.

I numeri sono dalla sua parte, per lo meno quelli recenti, ma il Tesoro, azionista di maggioranza di Montepaschi, avrebbe intenzione di cambiare il manico. Il dg Alessandro Rivera lo avrebbe comunicato allo stesso amministratore delegato una settimana fa.

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Un rapporto che si sarebbe potuto chiudere già nell’autunno passato, se la trattativa con Unicredit fosse andata in porto. Rivera l’aveva condotta in prima persona, oscurando Bastianini, per poi smentire le voci di un possibile avvicendamento al vertice, una volta fallita. Correzione in corsa non sufficiente a riportare il sereno. Con il Ministero costretto a rimandare i progetti di vendita, mentre il dirigente a metà dicembre, dati alla mano, certificava una ripresa della banca.

Tuttavia per Rivera, profilo di primo piano sul dossier Mps, sarebbe arrivato il momento di dare un volto nuovo a Rocca Salimbeni. Bastianini, arrivato nel maggio 2020 ed espressione delle volontà del M5S, rappresenterebbe il passato. La sua presenza poteva andare bene nell’incertezza del destino di Mario Draghi, ma ora che l’ex presidente della Bce è stato confermato a Palazzo Chigi, urge una figura differente. Sullo sfondo però c’è anche il nodo Patrizia Grieco. Come riporta “Il Fatto quotidiano”, la presidente di Mps sarebbe tra gli obiettivi di Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone per guidare Generali. A quel punto le sue dimissioni sarebbero obbligate. Difficile che ci possa essere un doppio addio.

In questo senso tuttavia non mancano i possibili sostituti per Bastianini. Da Victor Massiah, ex Ubi, ad Alessandro Vandelli, ex ad di Bper, da Luigi Lovaglio, ex Creval, il candidato più accreditato, a Marina Nalale, ceo di Amco. Potrebbe essere uno di loro a condurre i giochi nelle partite che Mps ha aperto da tempo. Da piano industriale, ancora in attesa di convalida da parte dell’Europa, all’aumento di capitale, fino alla trattativa con Bruxelles per l’uscita dal capitale azionario della banca da parte dello Stato. Secondo “Il Sole 24ore”, un eventuale cambio al vertice potrebbe far slittare la conclusione del negoziato. L’orientamento del Mef era di ottenere una proroga di 18-24 mesi.