«Bisogna tenere distinte le responsabilità individuali del management da quelle della banca». Così il ministro dell’economia, Vittorio Grilli durante l’audizione di questo pomeriggio in Parlamento. Il ministro ha annunciato l'avvio di una procedura sanzionatoria «in fase di conclusione nei confronti del vecchio management del Mps» e ha poi ribadito che uno dei «punti forza dell'Italia è la riconosciuta solidità del sistema. Le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro».

Al sicuro i risparmi dei correntisti Il ministro è intervenuto anche per spiegare la situazione Monti bond (guarda): «Non sono un contributo a fondo perduto ma si tratta di un prestito per consentire alla banca di portare il coefficiente patrimoniale al 9%. Ci sono state consultazioni con la commissione Ue». Misure adottate «per limitare i rischi sistemici mettendo al sicuro il risparmio dei correntisti» e non «a favore del management». La sottoscrizione di nuovi titoli «assoggetterà Mps a importanti e penetranti vincoli in termini di governance e operatività». Tra questi «limiti alle strategie commerciali e acquisizione partecipazioni. Divieto dividendi, vincoli a remunerazioni». Se il Monte dei Paschi non dovesse essere in grado di rimborsare i 3,9 miliardi prestati dallo Stato «considerando il prezzo attuale dei titoli Mps, la quota del Tesoro salirebbe all'82% del capitale della Banca». Ha detto il ministro dell’economia.

“Alexandria” celata a ispezioni  Il contratto sull'operazione “Alexandria” (leggi) fra Mps e Nomura, rinvenuto lo scorso ottobre dai nuovi vertici dell'istituto senese, «è stato celato agli ispettori di vigilanza sia nell'ispezione 2010 sia in quella del 2011». E' quanto ha dichiarato il ministero Grilli in audizione alla Camera. Nella ricostruzione si ricorda la sempre maggiore attenzione dell'istituto centrale sulla banca seguita da una serie via via più incisiva di azioni nei confronti del management dal 2008 fino a oggi.

Bankitalia chiese cambio vertici Il direttorio della Banca d'Italia convocò, nel novembre 2011, i vertici di Mps e della Fondazione per «metterli di fronte alle proprie responsabilità» e chiese loro «una rapida, netta discontinuità nella conduzione aziendale» dopo l'esito dell'ispezione sulla banca senese che aveva evidenziato «una difficile situazione». E' quanto ricostruito dal ministro Grilli in audizione alla Camera. Il direttore generale Antonio Vigni avrebbe lasciato la sua carica a fine anno, sostituito da Fabrizio Viola, mentre il presidente Giuseppe Mussari non si ricandidò all'assemblea di aprile 2012.

La vigilanza di Bankitalia A proposito della vigilanza di Bankitalia, Grilli ha spiegato che per Mps l'azione è stata «continua, attenta, appropriata e si è intensificata nel tempo». I primi rilievi mossi dalla vigilanza risalgono già al settembre 2008 quando la Banca d'Italia evidenzia a Mps «elementi ostativi al pieno computo nel patrimonio di qualità primaria della banca delle azioni al servizio» dei titoli convertibili Fresh da 1 miliardo di euro. Successivamente all'inizio del 2010 la situazione della banca viene giudicata «di scarsa chiarezza e potenzialmente critica» e si dispone «l'avvio immediato di una verifica ispettiva mirata alla gestione della liquidità e al comparto dei rischi finanziari del gruppo». Una seconda ispezione seguirà nel 2011 per concludersi a marzo 2012 con «pesanti rilievi» e l'avvio di una procedura sanzionatoria «in fase di conclusione nei confronti del management del Mps. Una intensa attività di vigilanza che ha consentito di individuare e interrompere comportamenti anomali». Grilli ha spiegato che le sanzioni riguardano il vecchio management, ossia amministratori e sindaci in carica fino allo scorso aprile. «Il rapporto ispettivo – ha spiegato il ministro – solleva pesanti rilievi contestando alla banca gravi carenze emerse nella gestione della liquidità. E' stata pertanto avviata la procedura sanzionatoria nei confronti degli amministratori, dell'ex direttore generale, dei sindaci per carenze nell'organizzazione dei controlli interni».

Indagine incandescente E' una inchiesta su materiale ''incandescente'' quella condotta dalla Procura di Siena su Banca Mps e per questo la Procura mantiene il più stretto riserbo. Lo ha detto il procuratore capo Tito Salerno, che ormai da giorni, più volte, respinge le richieste dei giornalisti di un incontro. Anche oggi, più di una volta, si è ripetuta la stessa scena: da una parte i cronisti che stazionano di fronte alla porta da cui si accede agli uffici dei Pm, dall'altra Salerno e i sostituti Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso che si chiudono nel riserbo. «Non è per scortesia – ha detto oggi il Procuratore – ma non possiamo parlare, è un'indagine complessa, incandescente, ancora lunga e che riguarda una società quotata. Al momento lo stato degli atti non ci consente di poter dire nulla».

Mussari torna  a Siena e si chiude nel silenzio L’ex presidente Abi non risponde al citofono, né al telefono ai numeri non conosciuti, ma saluta volentieri amici e vicini dopo essere rientrato nella sua casa alla periferia di Siena alla fine di alcuni giorni trascorsi fuori. L'ex presidente del Monte dei Paschi cerca tranquillità nella campagna toscana, dove abita, mentre intorno infuria l'inchiesta sulla Banca Mps. Mussari è stato visto tornare a casa stamani in tarda mattinata, accompagnato da un uomo in auto. Ha scaricato delle valigie aiutato anche da una colf e poi è entrato in casa.
 

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