Deve essere caduto nel dimenticatoio il primo appello della Fisac Cgil di Siena ai vertici di Banca Mps per la riapertura delle trattative dopo il “boom” di adesioni al Fondo Esuberi che, secondo la sigla sindacale, potrebbe permettere di evitare le famigerate esternalizzazioni andando ad intercettare il taglio dei costi necessario sotto altre voci (leggi) . Un appello caduto nel dimenticatoio sommerso forse dalle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo il passato, il presente e il futuro di Rocca Salimbeni. Ecco dunque che la Fisac Cgil non si dà per vinta e oggi chiede nuovamente a tutti i componenti del Cda di tornare al tavolo delle trattative impugnando anche la legittimità dell’accordo quadro firmato il 19 dicembre solo con una parte delle sigle sindacali, seppur la maggioranza (leggi)
L’appello finale Dopo un lungo excursus storico sul confronto tra azienda e sindacati dalla presentazione del Piano Industriale 2012-2015 (leggi) fino ad oggi (scarica), la lettera della Fisac al Cda di Banca Mps conclude: «Si ritiene che, a fronte di una quadro così diverso da quello inizialmente prospettato, si sia creata una situazione che imponeva, ai sensi dell’attuale art.21 del CCNL Credito, la riapertura del confronto con tutte le OO.SS. firmatarie del CCNL Credito, non potendosi questa certo ritenere una fase attuativa della clausola n.6 dell’Accordo 19.12.2012, la cui legittimità è tutta da dimostrare. Alla luce di quanto esposto e del nuovo quadro emerso dalle novità sul numero delle adesioni al Fondo, e nella prospettiva di ripristinare un clima aziendale costruttivo, riteniamo sia praticabile una soluzione alternativa alla prospettata esternalizzazione e richiediamo perciò l’immediata riapertura delle trattative sul Tavolo sindacale unitario».
Questione di responsabilità Difficile che anche questo secondo appello possa essere ascoltato dalla responsabile delle risorse umane di Rocca Salimbeni Ilaria Dalla Riva e da tutti i membri del Cda dopo la firma dell’accordo quadro per il rilancio della Banca. Una firma che, se da una parte ha spaccato in due i sindacati, dall’altra ha posto l’Azienda in una posizione privilegiata nel confronto forte proprio di quel “beneplacito” servito in un piatto d’argento dalle sigle firmatarie dell’accordo. D’altronde, nella nota ufficiale di Rocca Salimbeni all’indomani dell’intesa coi sindacati si leggeva: «La Banca ha apprezzato il profondo senso di responsabilità che ha accompagnato questa ultima fase di trattativa, pur rammaricandosi per la mancata sottoscrizione delle intese da parte di alcune Organizzazioni Sindacali, in un momento in cui sarebbe stato auspicabile, considerando il difficile contesto, poter arrivare ad una soluzione completamente condivisa».
A fine mese la gara per l’outsourcing? Un secondo appello che si scontrerebbe anche con le scadenze temporali. Incombe infatti la fine di marzo, la data fatidica che, se rispettata secondo gli annunci di un mese fa, segnerebbe l’avviamento delle procedure ufficiali per le esternalizzazioni. Risuonano oggi le parole dell’amministratore delegato di Banca Mps Fabrizio Violache, il 20 febbraio scorso all’uscita dal comitato esecutivo dell’Abi a Roma disse: «Entro la fine di marzo parte la gara per la selezione del partner per l’outsourcing di alcuni servizi di back office». Mancano pochi giorni alla fine del mese e la questione, come l’appello della Fisac, sembra caduta nel dimenticatoio.
Fitch declassa l’Outlook Ieri intanto l’agenzia internazionale Fitch, a seguito anche del downgrade del rating dell’Italia reso noto l’8 marzo, ha rivisto al ribasso l’Outlook assegnato alla Banca Mps portandolo da «stabile» a «negativo». Confermati, invece, i rating a lungo e breve termine rispettivamente a BBB e F3
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