Mentre si attendono ancora gli esiti delle indagini sull'acquisto di banca Antonveneta che fanno stare la città con il fiato sospeso, con voci che si rincorrono da una parte all'altra, Siena prosegue la sua traversata nel deserto delle difficoltà e dei veleni. Nelle settimane scorse abbiamo parlato della lotta fratricida tra Democratici a Siena (parte 1) e dei Democratici tra nord e sud (parte 2). Così come abbiamo dato conto della inchiesta su Antonveneta qualche giorno fa (parte 3). Oggi ci soffermiamo sul destino che potrebbe toccare alla Fondazione Mps e che rischia di annacquare ancora di più l'influenza di Siena nei confronti della banca più antica del mondo. Intanto la politica continua a litigare tra sè.

Domande ancora senza risposta Che succederà a luglio del prossimo anno quando i vertici di Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Mps, saranno rinnovati e rinominate sia la Deputazione Generale che quella Amministratrice? Chi gestirà quel passaggio chiave per i prossimi anni? I curricula dei candidati saranno decisi a Siena oppure dovranno giocoforza essere condivisi con altri? Ci ponevamo queste domande, rimaste senza risposta, appena qualche settimana fa (leggi). Oggi il quadro completo, ancorché provvisorio, di quel che può accadere lo racconta l’agenzia Reuters che fa un’inchiesta dettagliata sul mondo delle fondazioni bancarie che rischiano di perdere i loro punti di riferimento sul territorio. A rischio Siena, e non solo, che può così continuare a perdere il proprio rapporto con la banca, già ampiamente diluito.
 
Inchiesta agenzia Reuters «Se i presidenti delle Province destinate a fondersi o a scomparire piangono per l'accorpamento e la scomparsa dei loro enti, anche il mondo delle fondazioni bancarie non ride. Anzi, sta prendendo atto lentamente degli effetti, in alcuni casi molto incisivi, del riassetto provinciale imposto con la 'spending review' che ha deciso il taglio di alcune decine di province italiane. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Siena e Cagliari le fondazioni – società senza fini di lucro i cui organi direttivi sono in buona parte composti da rappresentanti espressi da Regioni, Comuni ma anche Provincie – subiranno in futuro un involontario rinnovo frutto del cambio dei designatori provinciali», così l’agenzia Reuters.
 
«Governance stravolte a Siena e Milano» «Dove la scomparsa delle province creerà i maggiori effetti sulla governance delle fondazioni è a Siena e in Lombardia», appunto la Fondazione Mps e la Fondazione Cariplo, fra i primi azionisti di Intesa Sanpaolo. La Provincia di Siena, infatti, una volta accorpata con Grosseto, perderà i cinque rappresentanti che nomina nella Fondazione. Anzi, rischierà di condividerli con il capoluogo maremmano. Mentre in Lombardia, dove opera la Fondazione Cariplo, – scrive la Reuters – il riassetto avvantaggerà la nascente Area metropolitana milanese che da sola raccoglierà 6 designazioni. Un vero stravolgimento della governance della fondazione dove quei sei voti oggi se li dividono Comune e Provincia di Milano.
 
Novità anche per Fondazione Cassa Risparmio Lucca Stravolgimenti anche in Liguria, dove le tre designazioni in Fondazione Carige fatta dalla Provincia di Imperia passeranno al presidente del nuovo capoluogo, Savona che ingloberà l'ente confinante. Cambio di Provincia anche all'interno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca dove l'ente di riferimento è destinato ad accasarsi con Massa o con Massa, Pisa e Prato. A rischio c'è l'influenza sulla Fondazione della Cassa di risparmio di Lucca, che detiene l'11,56% del Credito Bergamasco. Se ci sarà la mega provincia a quattro infatti il baricentro si dovrebbe spostare a Pisa che subentrerà nella nomina del rappresentante nell'ente.
 
Camere di Commercio a rischio Peraltro – racconta l’inchiesta – l'apparentamento delle province non è detto che rimanga l'unico sommovimento ad abbattersi sulle fondazioni. Molti di questi enti hanno nei propri consigli di indirizzo, di beneficenza o generali, membri indicati dalle Camere di Commercio. E un eventuale riassetto degli enti camerali, sulla falsariga dettata dal decreto sulla “spending review”, introdurrebbe altre novità. In quasi tutte le Fondazioni c'è almeno un rappresentante negli organi di indirizzo indicato dal mondo camerale. Nella Fondazione Mps in realtà non c’è un rappresentante diretto, ma ve n’è uno nominato dal Comune di Siena di concerto con la Camera di Commercio. Vittorio Galgani, attuale vicepresidente, è infatti espressione di quell'accordo quando lasciò la poltrona di presidente della Camera di Commercio. In futuro, anche in questo caso, il Comune di Siena potrebbe vedersi costretto a condividerne il curriculum anche con l’ente grossetano.
 
Statuto modifiche si e modifiche no Dunque, torniamo alle domande poste all’inizio. Cosa farà Siena, gelosa custode del proprio patrimonio e della propria storia per difendersi? Ci sarebbe da rivedere lo Statuto della stessa Fondazione Mps per cercare di arginare questa situazione, ma notizie ufficiali al momento non ve ne sono. Riunioni però se ne tengono sull’argomento e pare di capire che il mandato dei deputati della Fondazione è di muoversi con molta prudenza. Benissimo. Ma in quali direzioni? Mentre uno stop a Gabriello Mancini ad occuparsi delle modifiche allo Statuto è arrivato direttamente dal Pd di Siena, per bocca di Simone Vigni (leggi) secondo il quale Mancini non avrebbe «la legittimità per modificare lo statuto della Fondazione». Vigni addirittura parlava di «tentazioni golpiste che vorrebbero ridurre il peso degli enti locali e soprattutto del Comune di Siena per staccare la Fondazione dalla città». Parole dure come pietre che sono anch’esse rimaste senza risposta. Perché? Forse qualcuno spera di arrivare in  tempo nella stanza dei bottoni di via Banchi di sotto al civico 34 e fare le nomine come se nulla fosse cambiato intorno? Può essere. Ma il rischio è comunque molto alto (le modifiche statutarie potrebbe imporle ad esempio il Ministero dell'Economia) e a rischiare è direttamente Siena che può vedersi annacquare ancora di più il suo rapporto diretto con la banca.