Cinque mesi fa (era il 9 maggio) la perquisizione show e shock della Guardia di Finanza in Rocca Salimbeni. Ora arrivano le prime indiscrezioni sugli esiti. E sono bombe sulla città. Come documenta la rassegna stampa di questo fine settimana di fuoco per le note vicende di banca Mps e acquisto Antonveneta.Prosegue dunque quel viaggio (doloroso) dentro la stagione dei veleni a Siena di cui abbiamo già parlato nelle settimane scorse a proposito dei Democratici contro a Siena (parte 1) e dei democratici contro tra nord e sud (parte 2).
La bomba de Il Giornale Ha lanciato per primo la bomba Il Giornale sabato scorso: «Mezza Italia trema. Un’inchiesta sulla finanza rossa», titolava il pezzo Gian Marco Chiocci nel dare notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Mussari per l’acquisizione di Banca Antonveneta nel 2007. Mussari, attuale presidente dell’Abi, all’epoca sedeva sulla poltrona più alta di Rocca Salimbeni e guidò l’operazione (leggi).
«Niente da dire. Siamo sopra ogni limite» La notizia dell’iscrizione di Mussari nel registro degli indagati, tuttavia, non è stata confermata dalla Procura di Siena e Mussari si è limitato a dichiarare di «non voler dichiarare nulla». «Niente da dire, non ho letto i giornali. Siamo sopra ogni limite» sarebbero state le sue parole a caldo, interpellato dai giornalisti e, come riportato da Andrea Greco su La Repubblica, «ai suoi collaboratori ha aggiunto con fastidio di non accettare questi livelli di discussione, ci sono leggi, principi e garanzie che dovrebbero valere e per me valgono».
Le bombe della domenica sulla stampa Lanciata la bomba, Siena ha finito per occupare le pagine domenicali di tutti i principali quotidiani nazionali. «Scandalo Mps, Pm a caccia di altri miliardi», titolava ancora ieri Il Giornale; «Mps-Antonveneta, indagato Mussari» (La Repubblica); «Mps, Mussari e l’avviso oltre ogni limite» (Corriere Fiorentino), mentre un profilo più sobrio è stato scelto da Il Sole 24Ore che nel dedicare l’apertura domenicale al presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gabriello Mancini, a commento dell’assemblea degli azionisti di martedì scorso (leggi) ha scritto «Si allarga l’inchiesta sul caso Antonveneta». Del caso se ne è occupata anche La Nazione con Cecilia Marzotti dal il titolo «Mps, svolta sul caso Antonveneta. Mussari Indagato: «Nulla da dire».
La notizia de La Stampa sull’ex sindaco Oggi, dell’argomento se n’è occupato il sito di gossip politico finanziario Dagospia con la notizia in primo piano che riporta anche l’articolo uscito stamani su La Stampa. Il giornale di Mario Calabresi riporta la richiesta di dimissioni dall'Abi di Mussari avanzata dall’Adusbef, associazione dei consumatori. E annuncia nuovi passi in avanti dell’inchiesta con l’audizione, nei prossimi giorni, dell’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, dopo che anche Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, e Anna Maria Tarantola, ex Bankitalia sono stati ascoltati come persone informate dei fatti. Curiosamente qualche dirigente locale del Pd non ha trovato l’articolo nella rassegna stampa che viene prodotta dalla Federazione del partito e il quotidiano torinese sarebbe andato a ruba nelle edicole senesi.
Profumo prende le distanze A prendere le distanze per primo dall’affaire Antonveneta è stato, già a partire dallo scorso agosto, l’attuale presidente di Banca Mps, Alessandro Profumo, che svelò un retroscena. «Quando ero presidente di Unicredit mi fu offerto di acquistare Banca Antonveneta ma rifiutai perchè il costo mi sembrava alto. L'istituto – disse Profumo – fu offerto anche a Unicredit ad un prezzo inferiore, ma non abbiamo partecipato all'offerta».
Anche la Rocca prende le distanze Lo stesso Profumo conferma di voler continuare a prendere le distanze dalla passata gestione della banca. Anche sabato scorso ad un convegno a Prato, e poi ripreso da La Repubblica, ha dichiarato che «Al Monte nessuno faceva la propria parte. Non si capiva chi faceva cosa. Il sindacato gestiva l’azienda, e un cattivo sindacato è sempre lo specchio di un cattivo imprenditore». Ne è seguita una dura reazione delle sigle sindacali. Intanto, alcune fonti interne a Rocca Salimbeni raccontano che il consiglio di amministrazione avrebbe approvato un documento che, seppure con tutte le prudenze del caso, autorizzerebbe i vertici della banca ad una azione di responsabilità verso gli amministratori precedenti qualora se ne ravvisassero le condizioni. Anche la Fondazione Mps potrebbe andare in questa direzione, ma il principio di riservatezza che obbliga tutti i componenti la Deputazione amministratrice e generale impediscono, al momento, di saperne di più.
Le bombe hanno provocato un bello sconquasso. Si tratta adesso di capire cosa resterà tra le macerie.