SIENA – E adesso che succede? La risposta non è così immediata, perché per arrivare in fondo, l’offerta pubblica di scambio lanciata di Mps su Mediobanca deve passare diverse asperità.
Intanto, domani è in programma il cda di piazzetta Cuccia, che dovrà valutare la proposta. I vertici, con l’ad Alberto Nagel in testa, hanno già chiarito la posizione dell’istituto. L’offerta è stata definita “ostile” e nella lettera inviata ai dipendenti viene bollata come “non concordata”. Non basta ovviamente per fermare l’avanzata senese, che può andare sull’avallo dello Stato, azionista all’11,7%, e sulla spinta del Gruppo Caltagirone e la holding Delfin dei Del Veccchio. Insieme sommano il 15% del Monte e soprattutto hanno una partecipazione significativa in Mediobanca (oltre il 27%) e in Generali (oltre il 16%), il punto di caduta di questa trama. Quindi, dovrà costituire un forte di investitori che si opponga. Cosa non scontata.
Per quanto riguarda Mps, l’ad Luigi Lovaglio deve convincere i due-terzi dell’assemblea, in programma in presenza il prossimo 17 aprile, ma intanto già il prossimo 5 febbraio presenterà il piano in cda, quando saranno illustrati anche i conti finali del 2024.
Dietro si profila la sfida per il controllo delle Generali, con Mediobanca azionista al 13%. Caltagirone e Del Vecchio si oppongono al piano sinergico con Natixis e questo spiega molto della mossa orchestrata da Mps. Soprattutto in un anno dove il cda del Leone sarà rinnovato. Partita nella partita in un gioco quanto mai intricato. Intanto, in apertura di mercati il titolo di Montepaschi è sprofondato di nuovo, prima di risalire pian piano la china.