Almeno 25 milioni di euro per danni patrimoniali e 5 milioni per quelli non patrimoniali. Tanto chiede Banca Monte dei Paschi di Siena al Codacons, «nella persona del presidente Carlo Rienzi e dell’ingegner Giuseppe Bivona». E’ quanto si legge nell’atto di citazione presentato presso il Tribunale di Roma dagli avvocati di Mps, e reso noto oggi a Siena. Secondo la banca, «gli attacchi gravissimi e irresponsabili fatta da Codacons hanno leso il diritto all’immagine e alla reputazione».
Occhi puntati sull’assemblea di dicembre In particolare, si legge nell’atto di citazione, la banca se la prende con l’intervento «all’assemblea del 28 dicembre 2013» dell’ingegner Bivona e di Rienzi. «Dopo un anno di continui attacchi e accuse strumentali, Bivona ha sostenuto che gli aiuti di Stato ricevuti dalla banca sarebbero stati attuati in modo abusivo, cercando di far credere ai soci e al mercato che l’operazione di aumento di capitale da 3 miliardi varata da Mps con il placet della Commissione europea, costituisca in effetti in modo perlopiù surrettizio per riparare a detti abusi».
100 pagine di citazione Secondo i legali di Mps si tratta tra l’altro di un attacco che ha «finalità eccentriche e contrarie agli scopi istituzionali dell’associazione, volto a minare alla radice uno snodo vitale con cui l’attuale gestione sta cercando di risollevare le sorti della terza banca d’Italia». Nell’atto di citazione, circa 100 pagine, vengono riportati i vari interventi fatti dai rappresentanti di Codacons nelle assemblee di Mps e i comunicati diffusi dall’associazione dei consumatori, sulle varie vicende legate anche alle inchieste in corso alla Procura di Siena. Infine, vengono anche citate le decisioni del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato che avevano già respinto i ricorsi di Codacons sui Monti Bond.
Codacons: «un atto intimidatorio» «Una decisione abnorme» ma anche «l’ennesimo atto di intimidazione contro chi difende i consumatori e gli azionisti». Questa la prima reazione del Codacons all’iniziativa di Banca Mps che ha chiesto 30 milioni di danni all’associazione. Un atto simile ricorda Codacons in una nota era stato preso pure da Tod’s che ha chiesto 36mln di euro. «Un abuso del diritto e un chiaro tentativo di chiudere la bocca a chi, per il suo ruolo, ha il dovere di informare i cittadini e il mercato circa gli abusi delle banche», aggiunge. «La citazione della banca – prosegue il Codacons – è stata accolta nei nostri uffici con un corale scroscio di risate, visto che Profumo e Viola ritengono che Mps sia stata diffamata non dai tanti magistrati che hanno indagato, incriminato e stanno processando per gravissimi reati (manipolazione del mercato, ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza, falso in prospetto, false comunicazioni sociali, insider trading) gli ex dirigenti della banca stessa, ma da alcuni comunicati stampa dell’associazione e interventi, in qualità di azionista, nel corso delle assemblee della banca».
Profumo indagato a Bari Intanto con l’accusa bancarotta, per aver provocato il fallimento della società barese Divania, la Procura di Bari ha inviato avviso di conclusione indagini a 16 dirigenti Unicredit, tra cui l’Ad Federico Ghizzoni e il suo predecessore Alessandro Profumo, ora presidente di Mps.
Unicredit si difende UniCredit, in relazione alla vicenda, ancora una volta non può che ribadire fermamente la correttezza del proprio operato, di quello di ex esponenti e propri dipendenti ed è convinta che ciò potrà emergere dal vaglio delle sedi giudiziarie. Le vere ragioni del default di Divania sono peraltro contenute nella sentenza dichiarativa del suo fallimento del giugno 2011, confermate anche dalla Corte d’Appello di Bari. L’attuale AD di UniCredit, all’epoca dei fatti, ricopriva peraltro altri incarichi all’estero e quindi in nessun modo può essere coinvolto in questa vicenda». Lo precisa in una nota Unicredit in riferimento alla notizia dell’avviso di conclusione indagini da parte della procura di Bari a 16 dirigenti.